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Nozioni di primo soccorso
Il primo soccorso intendiamo considerare l'insieme delle azioni o manovre, degli accorgimenti e delle tecniche che il soccorritore deve conoscere e che permettono di aiutare una o più persone in difficoltà, nell'attesa dell'arrivo dei soccorsi qualificati. Nessuna azione deve essere svolta senza aver valutato la situazione. Appena possibile, compatibilmente con le possibilità, dopo aver compiuto un esame primario, è necessario effettuare una chiamata di emergenza per attivare la catena del soccorso, in Italia avvisando il 118, in Europa il 112.
Sono molteplici le emergenze mediche che richiedono un intervento immediato, per cui la tempestività, la freddezza e la consapevolezza delle azioni sono elementi fondamentali per l’esecuzione corretta delle manovre soccorritrici.
118
Il servizio 118 attivo 24 ore su 24 in tutta Italia, è il numero del SSUEM (Servizio sanitario di urgenza ed emergenza medica) che permette al cittadino di collegarsi con una centrale operativa in grado di coordinare nella maniera più efficace i soccorsi in caso di emergenza sanitaria. Il collegamento è gratuito, anche dai telefoni pubblici. Si deve telefonare al 118 soltanto, se non è possibile raggiungere in altro modo un centro medico attrezzato per il pronto soccorso e la terapia d'urgenza e, in particolare: in caso di gravi incidenti (stradali, sul lavoro, domestici); in caso di malore improvviso e grave; per ricoveri di urgenza in strutture ospedaliere.
Shock
Lo shock è caratterizzata da una sofferenza generale dell’organismo dovuta a una diminuzione dell’afflusso di sangue ai tessuti. Tale diminuzione è dovuta a una caduta della pressione arteriosa per diminuzione del volume di sangue (shock ipovolemico), dilatazione dei vasi (shock neurogeno), lesioni cardiache (shock cardiogeno).
Vi sono molti fattori che possono causare uno shock: fattori di origine cardiaca (insufficienza), e allora si parla di "shock primario", e fattori di vario genere (per esempio, una scossa elettrica, una forte emorragia o una reazione anafilattica), e allora si parla di "shock secondario". Indipendentemente dalla causa, i sintomi sono in ambedue i casi sempre gli stessi.
I suoi sintomi sono : debolezza, pelle pallida, sudore freddo, polso debole e frequente, respiro aritmico e corto, sete, nausea, bassa pressione del sangue (ipotensione), ipotermia e, spesso, perdita di coscienza.
Saper riconoscere la gravità dell’incidente a cui assistiamo è fondamentale per adattare con prudenza il tipo di aiuto che possiamo fornire. Può, infatti, capitare a chiunque di trovarsi in una situazione in cui è presente una persona colta da svenimento o in preda a uno shock. La perdita di sensi spesso è dovuta a cause «semplici» come un abbassamento di pressione o un trauma che originano deficit di ossigenazione al cervello, palpitazioni, debolezza. Il nostro tempestivo intervento ci permetterà di portare prima possibile la persona priva di sensi in sicurezza. Poiché, è risaputo che uno dei rischi maggiori per chi cade svenuto è quello di soffocare.
Cosa fare
Cerchiamo di verificare immediatamente se l’infortunato è cosciente o meno: chiamiamolo ad alta voce o scuotiamolo delicatamente. Se la persona non riprende coscienza bisogna valutare tempestivamente se vi è attività cardiaca e respiratoria. La prima cosa da fare è telefonare alle strutture di emergenza, il 118 (emergenza sanitaria) ed esporre loro la situazione: saranno i primi a darci le indicazioni sul comportamento da adottare.
Nel caso di respirazione difficoltosa, provvediamo subito a liberarla da qualsiasi ostruzione (cinture, cravatte ecc.) anche se presente all’interno della cavità orale (per esempio la dentiera).
Le misure da adottare immediatamente sono:
In caso di shock ipovolemico, bisogna tamponare l’emorragia, se possibile. Tenere la persona al caldo, coprendolo con coperte o con qualsiasi cosa possa servire allo scopo
Portare il più rapidamente possibile il paziente all'ospedale
Tassativo il trasporto con ambulanza
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Cosa non fare
Ciò che, invece, non si deve fare è spostare o sollevare l’infortunato (dobbiamo sempre presumere che siano presenti delle lesioni alla colonna vertebrale), né dargli da bere o da mangiare.
Evitare movimenti inutili che aggravano lo shock.
Non dare da bere alcolici che, provocando vasodilatazione, aggravano pericolosamente lo shock.
Evitare la posizione antishock in caso di traumi cranici.
Se non si è sicuri del tipo di danno procurato dall’incidente è buona regola attendere che sopraggiungano i soccorsi.
USTIONI
Un'ustione è una lesione della cute e dei tessuti provocata dal calore. Può essere causata da un contatto diretto col fuoco, contatto con gas congelanti (per esempio Ossigeno e Azoto), con liquidi bollenti, con sostanze chimiche, ma anche da un'eccessiva esposizione al Sole o da corrente elettrica a basso o ad alto voltaggio.
Il soccorritore in caso di lesioni da elettricità deve interrompere la corrente o, se non è possibile, tirare il paziente per i vestiti o per la cintura, servendosi di attrezzi isolanti per allontanare il paziente dalla fonte elettrica.
In genere, si è soliti usare la classificazione in gradi, ma a essa può essere associata quella anatomica – istologica.
Ustioni di 1 ° grado che riguarda l’epidermide.
Ustioni di 2° grado che riguarda il derma
Ustioni di 3° grado che riguarda lo strato sottostante il derma, tessuto adiposo.
1° grado: lesioni all'epidermide si riscontrano : arrossamenti, leggero gonfiore, dolore.
2° grado: lesione più profonda si riscontrano : flittene (bolle, non romperle), dolore intenso.
3° grado: lesione profonda si riscontra: normalmente aree carbonizzate, necrosi della cute, che talvolta coinvolge anche i piani sottostanti ( Tessuto adiposo, muscoli, ossa.
Gravità
La gravità di un'ustione si valuta secondo la profondità e secondo l'estensione della zona ustionata, più estese sono le ustioni e maggiore è il pericolo di vita per l'infortunato. Tale gravità viene espressa in percentuali del corpo che viene colpito. Se si ha più di un terzo del corpo ustionato, si rischia il blocco renale, perché la pelle lesa non compie più il suo lavoro e si ha un sovraccarico dei reni. Sono considerate gravi le ustioni:
• qualsiasi ustione complicata da lesioni al tratto respiratorio, ai tessuti molli ed alle ossa;
• le ustioni di secondo e terzo grado al volto, all'inguine, alle mani, ai piedi ed alle articolazioni principali;
• particolare attenzione agli ultra sessantenni ed ai bambini al di sotto degli 8 anni.
Cosa fare
• Allontanare la fonte di calore dalla persona o la persona dalla fonte di calore mettendola al riparo, facendo la massima attenzione.
• Valutare grado ed estensione.
• Chiamare o far chiamare il 118 se la zona ustionata è ampia o se la persona non si sente bene.
• Se l’ustionato è un bambino chiamare sempre il 118 .
• Verificare la presenza di problemi respiratori causati da residui di inalazione di sostanze tossiche
• Attenzione allo shock
• Spogliare il paziente senza rimuovere le parti di vestiario a contatto della cute lesa
• Lavare con fisiologica
• Coprire la parte lesa con telini sterili bagnati di fisiologica o con telo ustioni
• Coprire l'infortunato con metallica (Coperta isotermica , indispensabile per soccorrere traumatizzati, ustionati e affetti da colpi di calore o assideramento. La coperta isotermica è composta da un foglio in alluminio con due facce e il paziente va avvolto in essa con attenzione.
• Controllare costantemente le funzioni vitali.
Note:
• non usare mai disinfettanti di alcun genere, ne ghiaccio o unguenti.
• Non usare mai pomate, oli o elementi diversi dall’acqua, altrimenti, mantenendo il calore sulla zona, aumentiamo gli effetti negativi dell’ustione.
• in caso di ustioni alle dita di mani o piedi, porre garze sterili fra loro.
• ustioni agli occhi: bendare, senza comprimere, tutti e due occhi.
• ustioni chimiche la gravità della lesione dipende dalla quantità di sostanza e dal tempo di permanenza.
Se si interviene in tempo occorre immediatamente lavare con un forte getto d'acqua in modo da togliere la sostanza impedendole di reagire con l'acqua (è il caso degli acidi, reagiscono producendo calore).
Cercare sempre di individuare la sostanza chimica responsabile.
nel caso di ustioni chimiche agli occhi, sciacquare immediatamente gli occhi con acqua, detergendolo continuamente.
• ustioni dovute da elettricità:
attenzione il luogo può essere pericoloso, non tentare di soccorrere il paziente se la sorgente elettrica è ancora attiva.
l'azione della corrente comporta che la pelle presenta due lesioni, uno di entrata e uno di uscita, lungo il percorso i tessuti vengono danneggiati dal calore. Per togliere la tensione di rete bisogna agire o direttamente sull’interruttore differenziale magnetotermico posto sotto il contatore o sul salvavita.
Frattura
Per frattura si intende una interruzione dell'integrità strutturale dell'osso che può essere di origine traumatica o spontanea (patologica).
Nel caso di un trauma, l'osso si frattura quando il trauma ha entità tale da superare i limiti di resistenza dell'osso stesso.
Il trauma può interessare l'osso direttamente o indirettamente.
Nel primo caso l'osso si frattura nel punto in cui viene applicata la forza.
In caso di trauma indiretto la frattura si manifesta ad una certa distanza dal punto di applicazione della forza, la quale si propaga lungo la catena cinetica di un arto o della colonna vertebrale fino a raggiungere la sede di frattura.
Interruzione di un osso nella sua continuità.
Tipi di frattura
Diretta (quando la frattura avviene nel punto in cui si ha il trauma).
Indiretta (quando la frattura avviene lontano dal punto in cui si ha il trauma).
Semplice (quando solo l'osso è interessato).
Complicata (quando non solo l'osso è danneggiato, ma anche vasi, nervi o altri organi vicini alla frattura).
Incompleta (quando l’osso non si rompe completamente).
Completa (quando l'osso si rompe in tutto il suo spessore).
Esposta (quando l'osso fuoriesce all'esterno oppure una ferita mette allo scoperto l'osso fratturato).
Sintomi e segni di frattura:
Presenza del dolore.
Possibile una mancanza di funzionalità.
Possibile un'alterazione della forma.
Gonfiore.
Cosa fare
Evitare movimenti in genere. Non tentare assolutamente di ridurre una frattura non esposta effettuando trazioni o altri movimenti.
Immobilizzare la parte lesa nella posizione in cui si trova.
Bloccare le articolazioni al di sopra e al di sotto della frattura (esempio la frattura avambraccio: bloccare l'articolazione del gomito e del polso).
Imbottire le stecche a contatto con la pelle.
Lasciare libere le dita degli arti per controllare che ci sia un buon apporto di sangue.
In caso di frattura esposta coprire con garze sterili o fazzoletti puliti; in caso di emorragia tamponare a monte l’arteria interessata senza spostare ulteriormente il moncone osseo. Trasferire immediatamente il paziente al pronto soccorso tramite i mezzi di soccorso.
Nel caso vi fossero frammenti ossei per terra raccoglierli con fazzoletti puliti e inviarli, insieme al paziente, al pronto soccorso.
Ferite
La ferita, come definizione generale, è una lacerazione della cute e in alcuni casi dei tessuti sottostanti provocata da un agente meccanico.
Le ferite assumono aspetti diversi in base alla causa che le ha provocate; le possiamo classificare in :
a) ferite lacero-
b) ferite da taglio: lacerazioni nette, provocate da strumenti affilati, come un coltello, una sottile lamiera, un pezzo di vetro;
c) ferite da punta e da punta-
d) ferite d'arma da fuoco, provocate dalla penetrazione di proiettili. Le ferite da punta, da punta-
Escoriazioni o abrasioni: L'escoriazione è una lesione più superficiale caratterizzata dalla perdita degli strati più superficiali della pelle, una sorta di spellatura, causata da sfregamenti ed urti contro superfici ruvide.
Contusioni: Le contusioni sono il risultato di lesioni traumatiche, accompagnate da un travaso di sangue che può essere più o meno importante. La contusione può complicarsi con la formazione di un ematoma, cioè con la raccolta circoscritta di sangue, fuoriuscito dai vasi, all'interno di un tessuto. L' ematoma può essere più o meno accentuato, sottocutaneo o intramuscolare . Se non è eccessivamente grande, in genere viene riassorbito lentamente, senza nessun intervento particolare; quando l'ematoma è voluminoso è necessario ricorrere allo svuotamento chirurgico, per evitare una complicazione di tipo infettivo.La parte colpita si presenta gonfia, dolente, di colorito rosso violaceo. Nelle prime ore dal trauma possono essere utili applicazioni fredde per ridurre la tumefazione. In seguito possono essere utilizzati particolari unguenti ( all’eparina) che facilitano il riassorbimento dell’ematoma
Esistono diversi tipi di contusioni che si differenziano in base alla zona colpita e sono: cutanee, muscolari, tendinee, articolari e ossee.
Contusioni cutanee: sono di frequente associate a ferite o a lesioni della cute, più o meno profonde. Spesso il trauma è accompagnato dalla formazione di un ematoma. In questi casi , se esiste una lacerazione cutanea, bisogna prima intervenire con un'accurata detersione e disinfezione della parte lesa e contusa con liquidi antisettici e disinfettanti o con pomate antibiotiche e sulfamidiche per evitare eventuali infezioni e ricoprire con una benda sterile e con un cerotto.
Contusioni muscolari: sono lesioni più o meno importanti della fascia sottocutanea e di quella muscolare. La loro gravità aumenta quando le contusioni avvengono a muscolo contratto. Si sviluppa sempre l'ematoma che tende a diffondersi. Il riposo assoluto, il ghiaccio e un bendaggio sono indispensabili per la guarigione di queste contusioni.
Contusioni tendinee: generalmente causano una sofferenza delle guaine, cioè l'involucro che avvolge i tendini e ne facilita il loro scorrimento. La cura si basa sul riposo immediato, in seguito sull'uso di ghiaccio e di bendaggi contenitivi con fasce elastiche di una buona parte dell'arto interessato.
Contusioni articolari: interessano l'articolazione è spesso causa di un immediato versamento di sangue in una cavità articolare, emarto , o di versamento sieroso in una cavità articolare, idrartro, può avvenire anche dopo 12 o 24 ore. La terapia migliore è il ghiaccio e il riposo, anche senza immobilizzazione assoluta. In caso di infezione dell'articolazione, si deve intervenire con antibiotici nella cavità articolare stessa.
Contusioni ossee: sono accompagnate da un dolore vivo del periostio “la membrana fibrosa che avvolge la superficie esterna delle ossa”. Il ghiaccio è l'intervento immediato più opportuno, ma non sono necessari bendaggi e riposo assoluto. Bisogna usare particolare attenzione nel decorso di queste contusioni, perché potrebbero verificarsi complicazioni come delle infezioni alla membrana fibrosa.
Il trattamento delle ferite prevede i seguenti tempi d’intervento:
Lavare, strofinare, irrigare le ferite tentando di rimuovere eventuali corpi estranei.
Disinfezione.
Eventuale sutura.
Profilassi antitetanica
Terapia antibiotica e antinfiammatoria.
Soffocamento
La causa di gran lunga più frequente di soffocamento è l'inalazione di un corpo estraneo. Si tratta dell'entrata accidentale di un oggetto nelle vie respiratorie. Di fronte a una persona che sta soffocando, per la presenza di un corpo estraneo nelle prime vie aeree, ricordatevi che la tosse provoca un aumento di pressione all’interno delle vie aeree che è superiore a quello causato da qualsiasi manovra, quindi se il paziente è cosciente, con ostruzione parziale, stimolatelo a tossire. Nel caso che la tosse si riveli inefficace, o l’ostruzione sia completa, è giustificato tentare con manovre di percussione del dorso o, soprattutto nei bambini, mettendo le dita all’interno della cavità orale per cercare di afferrare il corpo estraneo. Nella situazione in cui tutto ciò si riveli inutile, è indispensabile effettuare la Manovra di Heimlich: porsi dietro il paziente ed applicare un mano stretta a pugno sotto la gabbia toracica, a livello epigastrico (poco sopra l’ombellico) e premerla con l’altra mano, applicando spinte veloci e ripetute, dirette verso l’alto. Non perdete tempo a disporre il paziente in una posizione particolare; la manovra può essere eseguita sul paziente sia in stazione eretta, sia seduto, sia supino.
Caso particolare tecnica di autosalvataggio.
Sono possibili due manovre:
Il paziente può applicare su se stesso la manovra standard descritta per il paziente in piedi.
Il paziente può appoggiarsi sul bordo di un oggetto orizzontale ( dorso di una sedia o bordo di un tavolo) e comprimere il proprio addome con un movimento brusco.
Avvelenamento
Si parla di avvelenamento quando nell'organismo penetra, per cause in genere accidentali, una sostanza tossica, cioè nociva.
Può manifestarsi in forme acute, con sintomatologia imponente, o in forma cronica, con sintomatologia più subdola.I vari veleni, o "tossici", colpiscono quella o questa parte dell'organismo a seconda della loro via di entrata (polmoni e pelle per gas e polveri, apparato digerente per sostanze ingerite) e a seconda dell'affinità che essi hanno per questo o quel tessuto dell'organismo stesso.Molti avvelenamenti rientrano nel gruppo delle malattie professionali, mentre altri possono verificarsi anche al di fuori di un'attività lavorativa.
Avvelenamento da insetti: In Italia praticamente non esistono insetti velenosi al punto di provocare la morte. Le punture sono perciò considerate pericolose solo nel caso l'infortunato sia allergico alle sostanze iniettate, quando il numero delle punture è elevato, quando la puntura avviene sul viso, in gola, sulla lingua, in un occhio o sui genitali.Tra gli altri animali che possono provocare analoghi inconvenienti si possono ricordare alcuni pesci dotati di spine velenose, come lo scorfano o il pesce ragno, e le meduse i cui tentacoli rilasciano una sostanza urticante.
Dolore pungente, prurito, gonfiore, arrossamento della zona colpita.
In generale è consigliabile lavare la parte con acqua e sapone, disinfettare e toccare il luogo della puntura con un batuffolo di cotone imbevuto di ammoniaca pura o diluita con acqua. Si possono poi applicare pomate antistaminiche, che danno sollievo, e fasciare. Si possono anche fare degli impacchi di ghiaccio.il medesimo intervento è consigliato anche nel caso di punture ragni, scorpioni, scorfani, pesci ragno o contatto con meduse.
Avvelenamento da rettile: Innanzitutto, è fondamentale tranquillizzare il paziente e quindi :
Immobilizzare l’arto con stecca o altri mezzi di fortuna al fine di impedire i movimenti
Trasportare il paziente al più vicino ospedale; per i pazienti che si trovano in zone impervie o lontane da un ospedale si rammenta di far riferimento al servizio 118 che provvederà con eli-
Evitare le manovre tradizionali quali laccio, taglio e suzione, che oltre a non essere efficaci possono causare danni nella parte interessata ed aumentare la diffusione del veleno:
Il morso di animali selvatici o domestici: il pericolo principale dei morsi di animali selvatici è rappresentato dall'infezione della ferita e dal tetano. Tra gli animali selvatici aumenta il rischio di contrarre la rabbia, se il morso è di una volpe, di un pipistrello, o di un grosso animale selvatico. Basso rischio invece se la lesione è opera di uno scoiattolo o di un topo, di una tartaruga, di una talpa o di un coniglio. Attenzione però i topi possono mordere e trasmettere la leptospirosi. lavate la ferita per 10 minuti con acqua e sapone neutro e disinfettatela.
Chiamate subito il medico se la ferita è profonda, se l'animale sembra randagio oppure malato, o aggressivo senza motivo (potrebbe avere la rabbia e allora l'intervento deve essere veloce).
Successivamente chiamate il medico se la ferita sembra essersi infettata oppure se l'arrossamento ed il dolore aumentano dopo il secondo giorno.
Si verifica quando l'organismo reagisce alle tossine prodotte da batteri in cibi contaminati -
Raccogliere informazioni utili per il centro antiveleni: tipo di sostanza ingerita, quantità, tempo trascorso dall’ingestione.
COME CONTATTARE IL CENTRO ANTIVELENI?
La raccolta delle seguenti informazioni è estremamente importante per poter rispondere alle domande del medico di guardia presso il centro antiveleni. E' necessario identificare nel modo più preciso possibile la sostanza con la quale si è venuti in contatto (nome commerciale del prodotto ed eventuali indicazioni di rischio in etichetta).
Osservare le caratteristiche macroscopiche del prodotto (odore, colore, schiumosità) Fornire indicazioni circa la dose assunta in modo accidentale o intenzionale (un sorso di un bambino sono circa 5ml, di un adulto circa 15-
Nel caso che l'incidente sia avvenuto in ambiente lavorativo reperire la scheda di sicurezza del prodotto che deve essere conservata insieme alle sostanze pericolose per precisi obblighi di legge.
CENTRI ANTIVELENI IN ITALIA
ANCONA
ISTITUTO MEDICINA SPERIMENTALE
VIA RANIERI 2 -
BOLOGNA OSPEDALE MAGGIORE
VIA LARGO NEGRISOLI 2 -
CATANIA OSPEDALE GARIBALDI CENTRO RIANIMAZIONEPIAZZA S. MARIA GESU' -
GENOVAIST. SCIENTIFICO G.GASLINI LARGO G.GASLINI 5 -
Lesioni da elettricità
Le lesioni da elettricità possono essere determinate da correnti di uso domestico o industriale (folgorazione) o dall'elettricità atmosferica (fulminazione).
l fenomeno meglio conosciuto come "scossa" elettrica, viene propriamente detto elettrocuzione, cioè condizione di contatto tra corpo umano ed elementi in tensione con attraversamento del corpo da parte della corrente.
Condizione necessaria perchè avvenga l'elettrocuzione è che la corrente abbia rispetto al corpo un punto di entrata e un punto di uscita. Il punto di entrata è di norma la zona di contatto con la parte in tensione. Il punto di uscita è la zona del corpo che entra in contatto con altri conduttori consentendo la circolazione della corrente all'interno dell'organismo seguendo un dato percorso. In altre parole, se accidentalmente le dita della mano toccano una parte in tensione ma l'organismo è isolato da terra (scarpe di gomma) e non vi è altro contatto con corpi estranei, non si verifica la condizione di passaggio della corrente e non si registra alcun incidente. Mentre se la medesima circostanza si verifica a piedi nudi si avrà elettrocuzione con circolazione della corrente nel percorso che va dalla mano verso il piede, in tal caso punto di uscita.
La gravità delle conseguenze dell'elettrocuzione dipende dall'intensità della corrente che attraversa l'organismo, dalla durata di tale evento, dagli organi coinvolti nel percorso e dalle condizioni del soggetto.
Il corpo umano è un conduttore che consente il passaggio della corrente offrendo, nel contempo, una certa resistenza a tale passaggio. Minore è la resistenza, maggiore risulta la quantità di corrente che lo attraversa. Detta resistenza non è quantificabile in quanto varia da soggetto a soggetto, anche in funzione delle differenti condizioni in cui il medesimo soggetto si può trovare al momento del contatto. Molteplici sono i fattori che concorrono a definirla e che in sostanza non consentono di creare un parametro di riferimento comune che risulti attendibile. Tra essi vi è il sesso, l'età, le condizioni in cui si trova la pelle (la resistenza è offerta quasi totalmente da essa), la sudorazione, le condizioni ambientali, gli indumenti interposti, la resistenza internache varia da persona a persona, le condizioni fisiche del momento, il tessuto e gli organi incontrati nel percorso della corrente dal punto di entrata al punto di uscita.
Gli effetti provocati dall'attraversamento del corpo da parte della corrente sono:
Tetanizzazione
Arresto della respirazione
Fibrillazione ventricolare
Ustioni.
TETANIZZAZIONE
E' il fenomeno che per eguale effetto, prende il nome da una malattia di natura diversa. In condizioni normali, la contrazione muscolare è regolata da impulsi elettrici trasmessi, attraverso i nervi,ad una placca di collegamento tra nervo e muscolo, detta placca neuromuscolare. L'attraversamento del corpo da parte di correnti superiori provoca, a certi livelli di intensità, fenomeni indesiderati di contrazione incontrollabile che determinano in modo reversibile l'impossibilità di reagire alla contrazione. Ad esempio il contatto tra un conduttore in tensione e il palmo della mano determina la chiusura indesiderata e incontrollabile della mano che rimane per questo attaccata al punto di contatto.
ARRESTO DELLA RESPIRAZIONE
La respirazione avviene mediante inspirazione e successiva espirazione di un certo volume di aria che si ripete in condizioni normali circa 12-
FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE
Quanto già esposto lascia intuire che in un organo notoriamente delicato quale è il cuore, che basa la propria funzionalità su ritmi dettati da impulsi elettrici, ogni interferenza di natura elettrica può provocare scompensi alla normale azione di pompaggio.In funzione dell'intensità di corrente e della durata del fenomeno accidentale,alterazione causa la mancata espulsione dall'organo di sangue ossigenato. Ciò determina il mancato nutrimento in primo luogo del cervello che, a differenza di altri organi non può resistere per più di3 -
Sincope
E’ una improvvisa perdita di coscienza transitoria associata ad una incapacità a mantenere il tono posturale, dalla quale il paziente si riprende prontamente con completo recupero; non si tratta, dunque, di una malattia ma di un sintomo transitorio.
Le sincopi vengono generalmente suddivise in due gruppi
Sincopi di natura cardiacovascolare
Sincopi di altra natura
SINCOPE CARDIOVASCOLARE (provocata da riduzione del flusso arterioso cerebrale) che comprende:
Sincope cardiaca: es: un infarto del miocardioSincope neuromediata o riflessa: es: la vista del sangue, l’emozioneSincope cerebro vascolare: es: l’ emicrania, l’ ictus cerebrale
SINCOPE DI ALTRA NATURA ( Secondo alcuni autori più che sincopi sono definite perdite di coscienza) che comprende:
La lipotimia (o svenimento) è una forma meno grave; si manifesta anche in persone sane per stimoli vari (es. forti emozioni) e in condizioni di affaticamento fisico e mentale.In genere la lipotimia è preceduta da una indefinita sensazione di malessere generale cui seguono: ansia, senso di prostrazione, sudorazione fredda, offuscamento della vista, vertigine e, successivamente, perdita di coscienza che può anche essere non completa.
Sincope metabolica: es: l’ ipoglicemia ( cioè il basso livello di zucchero nel sangue)Sincope neuropsichica: es: l’ epilessia, l’ isteria
Il soccorritore deve stendere il paziente su un piano rigido ( ad esempio pavimento), controllare la pervietà delle vie aeree e levare eventuali protesi dentaria, assicurarsi del, battito cardiaco. Poi sollevare gli arti inferiori per aumentare il flusso sanguigno verso cuore e cervello, è possibile anche bagnare il viso con acqua fredda.
togliere ogni impedimento alla circolazione ed alla respirazione (cinture, busti, cravatte, ecc.);non somministrare alcuna bevanda (ricordare che quando il paziente è incosciente non ha il riflesso della deglutizione);anche successivamente alla ripresa del paziente non somministrare bevande alcoliche (che sono dei vaso dilatatori e possono far riabbassare la pressione).Sostanzialmente, quindi, il paziente va trattato come nello stato di shock; la situazione è grave se il paziente non riprende immediatamente conoscenza oppure se il polso è aritmico o rallentato.
Se l'infortunato si riprende immediatamente non c'è urgenza di ospedalizzare. Tuttavia, poiché le cause che portano alla lipotimia sono molteplici, è bene compiere una visita in pronto soccorso per accertamenti anche se l'infortunato apparentemente si è completamente ripreso.
Dispnea
La più frequente alterazione del respiro si chiama dispnea (quella che viene comunemente chiamata crisi respiratoria o insufficienza respiratoria). Con questo termine si intende la respirazione difficoltosa e faticosa.
La Dispnea è un sintomo comune a molte affezioni bronco – polmonari come: asma bronchite, broncopolmonite, enfisema, BPCO, silicosi, ecc..; ma è presente come sintomo di emergenza in caso di corpi estranei che determinano ostruzione, inalazione di tossine, infarto, aritmia, edema della glottide, traumi.
Generalmente i pazienti asmatici sono sotto una terapia cronica con farmaci broncodilatatori, cortisonici e ossigeno terapia. E’cura dell’Operatore socio sanitario, in caso di attacco d’asma, chiamare prontamente il medico e cercare di trovare il decubito migliore per permettere una migliore ventilazione ed inoltre tranquillizzare il paziente .
CONTENUTO MINIMO DELLA CASSETTA (O VALIGETTA)
DI PRIMO SOCCORSO
Il D. M. n. 388 del 15/7/2003 – Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale,
in attuazione dell’art. 15, comma 3, del D.Lgs. 626/94 e successive modificazioni
(pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 3/2/2004) ridefinisce il contenuto minimo
delle cassette di primo soccorso (o valigette, per chi ha adottato questa soluzione) ed havalenza sia in ambito aziendale che in ambito scolastico.
Di seguito si riporta l’elenco allegato al decreto stesso:
guanti sterili monouso (5 paia)
una visiera paraschizzi
soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 1 litro (1 flacone)
soluzione fisiologica (sodio cloruro 0,9%) da 500 millilitri (3 flaconi)
garza sterile 10 x 10 in buste singole (10 compresse)
garza sterile 18 x 40 in buste singole (2 compresse)
teli sterili monouso (2)
pinzette da medicazione sterili monouso (2)
rete elastica di misura media (1 confezione)
cotone idrofilo (1 confezione)
cerotti di varie misure pronti all’uso (2 confezioni)
cerotto alto 2,5 centimetri (2 rotoli)
un paio di forbici
lacci emostatici (3)
ghiaccio pronto uso (2 confezioni)
sacchetti monouso per raccolta di rifiuti sanitari (2)
un termometro
un apparecchio per la misura della pressione arteriosa.