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Dispensa addetto gestione emergenza 1

Prove finali dei Corsi > Addetti alla gestione dell'emergenza incendio










Ministero dell’Interno - Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendi

CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO
Servizio Tecnico Centrale

Gruppo di Lavoro M.I.- D.G.P.C.S.A. - S.T.C. - Ispettorato per l’organizzazione Centrale e Periferica: nota prot. n. O-1449/29101 del 22/05/1996

nota prot. n. 2868/29101 del 26/09/1996 nota prot. n. 97880/38598 del 13/12/1996 nota prot. n. IFP 1153 del 13/02/1997






Corsi di prevenzione incendi, lotta antincendio

e gestione emergenze, di cui al D.L.vo 626/94 ed alla L. 609/96

Supporti didattici per lo svolgimento dell’attività formativa alle Aziende da parte dei Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco



INTRODUZIONE



Premessa


Questa serie di dispense è indirizzata ai Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco ed in particolar modo ai Formatori ed agli Istruttori che verranno impiegati nel Servizio di formazione e addestramento che sarà svolto nelle attività lavorative, ai sensi del D.Lgs. 626/94 e del D.Lgs. 242/96 e della Legge 28 novembre 1996, n. 609, con le modalità di cui al D.M. 14 ottobre 1996 ed alla circolare n 770/6104 del 12 marzo 1997.

L’attività di formazione è uno degli aspetti più qualificanti dell’attività del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, tra quelli che vengono subito dopo la missione principale del soccorso tecnico urgente. Il massimo coinvolgimento di tutto il Personale in questa attività di formazione sarà garanzia di un rapido ulteriore innalzamento del livello di conoscenze e competenze dell’intera Organizzazione.

Al fine di ottenere un immediato successo nell’erogazione del servizio è bene comunque che vengano inizialmente impiegati Formatori ed Istruttori iscritti ai rispettivi albi, ai quali andranno fin da subito opportunamente affiancati altri Funzionari, Capi Reparto, Capi Squadra e Vigili per giungere ad un allargamento del corpo docente che sia il più qualificato possibile. I Comandanti Provinciali sono pregati di organizzare l’attività in modo che ciò avvenga nei tempi più contenuti possibili.


Organizzazione del materiale didattico

Con queste dispense, redatte da un apposito gruppo di lavoro composto da Dirigenti e Funzionari del C.N.VV.F., si è pensato di riunire in forma organica ed opportunamente revisionata ed aggiornata tutte quelle informazioni e quei dati che servono per illustrare i contenuti principali dei corsi di formazione ed addestramento che saranno erogati secondo le modalità della Legge 609/96 sopra citata.

Le dispense sono strutturate in modo da essere utilizzate, con eventuali piccoli adattamenti alle specifiche realtà, anche come materiale didattico da distribuire ai partecipanti ai corsi di formazione. A tale riguardo si allegano anche i dischetti contenenti i files degli argomenti al fine di agevolare il lavoro dei docenti.

Gli obiettivi didattici derivano dall’attenta analisi dei contenuti da erogare alle diverse figure che sono oggetto dell’intervento formativo.

Sono inoltre in preparazione alcune serie di trasparenti da proiettare con lavagna luminosa. Tali trasparenti saranno disponibili in seguito caricati su dischetti per essere utilizzati con data display collegato al computer.

Nel comunicare che il Servizio Tecnico Centrale è pienamente disponibile alla raccolta di tutte le osservazioni di carattere migliorativo che ciascun interessato potrà ritenere opportuno segnalare, porgo a tutto il Personale i migliori auguri di un buon lavoro che dia a Loro e all’Utenza la massima soddisfazione.


Roma, Aprile 1997

Il Dirigente del Servizio Tecnico Centrale




INTRODUZIONE



INDICE GENERALE

Il fascicolo è distinto in cinque diverse sezioni

Premessa, indice generale, programmi dei corsi e introduzione
da pag. 2 a pag. 8

L’incendio e la prevenzione incendi
da pag. 9 a pag. 45

La protezione antincendio
da pag. 46 a pag. 69

Procedure da adottare in caso di incendio
da pag. 70 a pag. 104

Esercitazioni pratiche
da pag 105 a pag. 119


INTRODUZIONE



Programma del Corso per addetto antincendio in attività a rischio di incendio elevato
(16 ore)



ARGOMENTO
DURATA


1) L'INCENDIO E LA PREVENZIONE INCENDI
4 ore

principi della combustione

le principali cause d'incendio in relazione allo specifico ambiente di lavoro sostanze estinguenti rischi alle persone ed all'ambiente misure di prevenzione incendi comportamentali per prevenire gli incendi ’importanza del controllo degli ambienti di lavoro ’importanza delle verifiche e delle manutenzioni sui presidi antincendio

2) LA PROTEZIONE ANTINCENDIO
4 ore

misure di protezione passiva

vie di esodo, compartimentazioni, distanziamenti ed impianti di estinzione (*) di allarme di sicurezza elettrici di sicurezza di sicurezza

3) PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO
4 ore

procedure da adottare quando si scopre un incendio (*)

procedure da adottare in caso di allarme à di evacuazione à di chiamata dei servizi di soccorso con i vigili del fuoco in caso di intervento di una situazione di emergenza e modalità procedurali-operative

4) ESERCITAZIONI PRATICHE
4 ore

presa visione e chiarimenti sulle principali attrezzature ed impianti di spegnimento

presa visione delle attrezzature di protezione individuale (maschere, autorespiratore, tute, etc.)
esercitazioni sull’uso delle attrezzature di spegnimento e di protezione individuale


(*)
può costituire argomento di lezioni propedeutiche alle esercitazioni pratiche.





INTRODUZIONE



Programma del Corso per addetto antincendio in attività a rischio di incendio medio
(8 ore)



ARGOMENTO
DURATA


1) L'INCENDIO E LA PREVENZIONE INCENDI
2 ore
principi sulla combustione e l’incendio

le sostanze estinguenti

triangolo della combustione

le principali cause di un incendio

rischi alle persone in caso di incendio

principali accorgimenti e misure per prevenire gli incendi



2) LA PROTEZIONE ANTINCENDIO E LE PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO
3 ore
DI INCENDIO


le principali misure di protezione contro gli incendi

vie di esodo da adottare quando si scopre un incendio o in caso di allarme (*) per l’evacuazione con i vigili del fuoco ed impianti di estinzione (*) di allarme di sicurezza di emergenza

3) ESERCITAZIONI PRATICHE
3 ore

presa visione e chiarimenti sui mezzi di estinzione più diffusi

presa visione e chiarimenti sulle attrezzature di protezione individuale sull’uso degli estintori portatili e modalità di utilizzo di naspi ed idranti


(*)
può costituire argomento di lezioni propedeutiche alle esercitazioni pratiche.















INTRODUZIONE



Programma del Corso per addetto antincendio in attività a rischio di incendio basso
(4 ore)


PROGRAMMA

ARGOMENTO
DURATA


1) L'INCENDIO E LA PREVENZIONE
1 ora
principi della combustione

prodotti della combustione

sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendio

effetti dell’incendio sull’uomo

divieti e limitazioni di esercizio

misure comportamentali



2) PROTEZIONE ANTINCENDI E PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI
1 ora
INCENDIO

principali misure di protezione antincendi

evacuazione in caso di incendio

chiamata dei soccorsi



3) ESERCITAZIONI PRATICHE
2 ore
presa visione e chiarimenti sugli estintori portatili

esercitazioni sull’uso degli estintori portatili


pag. 6
Supporti Didattici per lo svolgimento dell’attività formativa alle Aziende da parte dei Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco


INTRODUZIONE

Perché siamo qui ?

Il Decreto Legislativo 626/94 (D.Lgs. 626 in seguito) prescrive le misure finalizzate alla tutela della salute e alla sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro privati e pubblici mediante l’attuazione di direttive comunitarie.

In particolare il D.Lgs. 626 si prefigge la valutazione, la riduzione e il controllo dei rischi per la salute e per la sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro, mediante un’azione combinata di vari soggetti per ognuno dei quali prevede obblighi e sanzioni.




I soggetti del Decreto Legislativo 626/94

a) LAVORATORE:

persona che presta il proprio lavoro alle dipendenze di un datore di lavoro, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari, con rapporto di lavoro subordinato anche speciale.

b) DATORE DI LAVORO:

qualsiasi persona fisica o giuridica o soggetto pubblico che è titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore e abbia la responsabilità dell’impresa ovvero dello stabilimento;

c) SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DAI RISCHI:

insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda finalizzati all’attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali nell’azienda, ovvero unità produttiva;

d) MEDICO COMPETENTE:

medico in possesso di uno dei seguenti titoli:

) specializzazione in medicina del lavoro o in medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica o in tossicologia industriale o specializzazione equipollente;
docenza o libera docenza in medicina del lavoro o in medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica o in tossicologia industriale o in igiene industriale o in fisiologia ed igiene del lavoro;
autorizzazione di cui all’art. 55 del decreto legislativo 15 agosto 1991. n. 277;

RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE:

persona designata dal datore di lavoro in possesso di attitudini e capacità adeguate;

f) RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA: persona, ovvero persone, elette o

designate per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e sicurezza durante il lavoro.





Articolo 24 - Informazione, consulenza, assistenza

(...omissis) il Ministero dell’Interno tramite le strutture del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (...omissis) svolgono attività di formazione, consulenza e assistenza in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, in particolare nei confronti delle imprese artigiane delle piccole e medie imprese, delle rispettive associazioni di categoria.


Per quanto riguarda più direttamente gli obblighi dei lavoratori l’articolo 5 del D. Lgs. 626 prescrive quanto segue:

Articolo 5 - Obblighi dei lavoratori

Ciascun lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza e della propria salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possono ricadere gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione ed alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.

In particolare i lavoratori:

osservano le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale; correttamente i macchinari, le apparecchiature, gli utensili, le sostanze i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto e le altre attrezzature di lavoro nonché i dispositivi di sicurezza; in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione; immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dispositivi di cui alle lettere b) e c), nonché le altre eventuali condizioni di pericolo di cui vengono a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle loro competenze e possibilità, per eliminare o ridurre tali deficienze o pericoli, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;

non rimuovono o modificano senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo;
non compiono di propria iniziativa operazioni manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori; sottopongono ai controlli sanitari previsti nei loro confronti;
contribuiscono, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all’adempimento di tutti gli obblighi imposti dall’autorità competente o comunque necessari per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori durante il lavoro.

Più specificatamente il D. Lgs. 626 prescrive l’adozione di tutte le misure necessarie per evitare l’insorgenza di un incendio e limitarne le conseguenze qualora esso si verifichi (articolo 13), anche mediante la preventiva designazione dei lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di pronto soccorso e, comunque di gestione dell’emergenza (articolo 4 comma 5 lettera a), i quali devono essere adeguatamente formati (articolo 22 comma 5).




Dobbiamo imparare ad operare per la nostra sicurezza !

Il Decreto Legislativo 626/94 ci obbliga ad essere protagonisti della nostra sicurezza !




1. INCENDIO E PREVENZIONE INCENDI

a cura di

I.A.C. Achille CIPRIANI - Comando Provinciale Vigili del Fuoco diTerni I.A.C. Dino POGGIALI - Ispettorato Regionale Vigili del Fuoco Marche I.A.D. Luca NASSI - Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Siena C.T.A. Giovanni DE ROSA - Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Chieti C.T.A. Ferdinando NAPOLIONE - Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Chieti


SOMMARIO

1. INCENDIO E PREVENZIONE INCENDI
9
1.1 L’Incendio
10
Termini e definizioni generali relativi all’incendio (premessa)

La combustione

1.1.2.1 Principi della combustione
12
1.1.2.2 Prodotti della combustione
14
1.1.2.3 I parametri fisici della combustione
17
1.1.2.4 Combustione delle sostanze solide, liquide e gassose
20
Le principali cause di incendio in relazione allo specifico ambiente di lavoro

Sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendio

I rischi alle persone e all’ambiente

1.1.5.1 Dinamica dell’incendio.
29
1.1.5.2 Effetti dell’incendio sull’uomo.
32
1.2 Prevenzione Incendi
37
Premessa

Le specifiche misure di prevenzione incendi

Accorgimenti (misure) comportamentali per prevenire gli incendi

Controllo degli ambienti di lavoro

Verifiche e manutenzione sui presidi antincendio


1.1L’Incendio

OBIETTIVI DIDATTICI

Gli obiettivi didattici principali sono i seguenti:

Obiettivi generali (competenze)

Saper individuare le condizioni in cui si può manifestare il pericolo di incendio sul luogo di lavoro

Acquisire le conoscenze di base sulle misure di prevenzione degli incendi sul luogo di lavoro con particolare riferimento alle condizioni di esercizio e gestionali;
Conoscere le misure di protezione degli incendi disponibili in azienda e saper utilizzare i presidi antincendio elementari;
Saper utilizzare gli specifici dispositivi di protezione individuale (d.p.i.) per la difesa dagli effetti del fuoco.


Obiettivi specifici del modulo (apprendimenti)

apprendere i concetti base della combustione;

conoscere i principali parametri chimici e fisici del fuoco;

distinguere le diverse tipologie dei combustibili e degli incendi;

individuare le possibili sorgenti di innesco e le modalità di propagazione di un incendio.


Termini e definizioni generali relativi all’incendio (premessa)



Il pericolo

Il pericolo è una fonte di possibile danno fisico alle persone.

Il rischio

Il rischio è la probabilità che si verifichino eventi che producono danni fisici alla salute.

La sicurezza

L’attività finalizzata a rendere minimi i rischi.

La combustione

Reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con l’ossigeno accompagnata da sviluppo di calore, fiamma, di gas fumo e luce.

L’incendio

Combustione sufficientemente rapida e non controllata che si sviluppa senza limitazioni nello spazio e nel tempo.

La fiamma

Combustione di gas con emissione di luce.

Il combustibile

Sostanza solida, liquida o gassosa nella cui composizione molecolare sono presenti elementi quali il carbonio, l’idrogeno, lo zolfo, etc. .



La combustione




1.1.2.1Principi della combustione


La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con un comburente che da luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce.

La combustione può avvenire con o senza sviluppo di fiamme superficiali. La combustione senza fiamma superficiale si verifica generalmente quando la sostanza combustibile non è più in grado di sviluppare particelle volatili.

Solitamente il comburente è l’ossigeno contenuto nell’aria, ma sono possibili incendi di sostanze che contengono nella loro molecola un quantità di ossigeno sufficiente a determinare una combustione, quali ad esempio gli esplosivi e la celluloide.

Le condizioni necessarie per avere una combustione sono:

presenza del combustibile

presenza del comburente

presenza di una sorgente di calore

pertanto solo la contemporanea presenza di questi tre elementi da luogo al fenomeno dell’incendio, e di conseguenza al mancare di almeno uno di essi l’incendio si spegne.

Quindi per ottenere lo spegnimento dell’incendio si può ricorrere a tre sistemi:

esaurimento del combustibile:

allontanamento o separazione della sostanza combustibile dal focolaio d’incendio;

soffocamento:
separazione del comburente dal combustibile o riduzione della concentrazione di comburente in aria;

raffreddamento:
sottrazione di calore fino ad ottenere una temperatura inferiore a quella necessaria al mantenimento della combustione;

Normalmente per lo spegnimento di un incendio si utilizza una combinazione delle operazioni di esaurimento del combustibile, di soffocamento e di raffreddamento.





Gli elementi che caratterizzano la combustione

Premesso che un incendio, nella quasi totalità dei casi, per ciò che riguarda la sostanza comburente, viene alimentato dall’ossigeno naturalmente contenuto nell’aria, ne consegue che esso si caratterizza per tipo di combustibile e per il tipo di sorgente d’innesco.


La classificazione degli incendi

Gli incendi vengono distinti in quattro classi, secondo lo stato fisico dei materiali combustibili, con un’ulteriore categoria che tiene conto delle particolari caratteristiche degli incendi di natura elettrica.


classe A
incendi di materiali solidi

classe B
incendi di liquidi infiammabili

classe C
incendi di gas infiammabili

classe D
incendi di metalli combustibili


La classificazione degli incendi è tutt’altro che accademica, in quanto essa consente l’identificazione della classe di rischio d’incendio a cui corrisponde, come vedremo in seguito, una precisa azione operativa antincendio ovvero un’opportuna scelta del tipo di estinguente.


Le sorgenti d’innesco

Nella ricerca delle cause d’incendio, sia a livello preventivo che a livello di accertamento, è fondamentale individuare tutte le possibili fonti d’innesco, che possono essere suddivise in quattro categorie:

accensione diretta

quando una fiamma, una scintilla o altro materiale incandescente entra in contatto con un materiale combustibile in presenza di ossigeno.
Esempi: operazioni di taglio e saldatura, fiammiferi e mozziconi di sigaretta, lampade e resistenze elettriche, scariche statiche.

accensione indiretta

quando il calore d’innesco avviene nelle forme della convezione, conduzione e irraggiamento termico.
Esempi: correnti di aria calda generate da un incendio e diffuse attraverso un vano scala o altri collegamenti verticali negli edifici; propagazione di calore attraverso elementi metallici strutturali degli edifici.

attrito

quando il calore è prodotto dallo sfregamento di due materiali.




Esempi: malfunzionamento di parti meccaniche rotanti quali cuscinetti, motori; urti; rottura violenta di materiali metallici.

autocombustione o riscaldamento spontaneo

quando il calore viene prodotto dallo stesso combustibile come ad esempio lenti processi di ossidazione, reazione chimiche, decomposizioni esotermiche in assenza d’aria, azione biologica. Esempi: cumuli di carbone, stracci o segatura imbevuti di olio di lino, polveri di ferro o nichel, fermentazione di vegetali.





1.1.2.2Prodotti della combustione


I prodotti della combustione sono suddivisibili in quattro categorie:

gas di combustione

fiamme

fumo
calore



Gas di combustione

I gas di combustione sono quei prodotti della combustione che rimangono allo stato gassoso anche quando raggiungono raffreddandosi la temperatura ambiente di riferimento 15 °C.

I principali gas di combustione sono:


ossido di carbonio

aldeide acrilica

anidride carbonica

fosgene

idrogeno solforato

ammoniaca

anidride solforosa
ossido e perossido di azoto


acido cianidrico

acido cloridrico


La produzione di tali gas dipende dal tipo di combustibile, dalla percentuale di ossigeno presente e dalla temperatura raggiunta nell’incendio.

Nella stragrande maggioranza dei casi, la mortalità per incendio è da attribuire all’inalazione di questi gas che producono danni biologici per anossia o per tossicità.

INCENDIO E PREVENZIONE INCENDI

Fiamme
Le fiamme sono costituite dall’emissione di luce conseguente alla combustione di gas sviluppatisi in un incendio.
In particolare nell’incendio di combustibili gassosi è possibile valutare approssimativamente il valore raggiunto dalla temperatura di combustione dal colore della fiamma.
Scala cromatica delle temperature nella combustione dei gas
Colore della fiamma

Temperatura (°C)


Rosso nascente 525 °

Rosso scuro 700°

Rosso ciliegia 900

Giallo scuro 1100°

Giallo chiaro 1200°

Bianco 1300°

Bianco abbagliante 1500°

Fumi

I fumi sono formati da piccolissime particelle solide (aerosol), liquide (nebbie o vapori condensati). Le particelle solide sono sostanze incombuste che si formano quando la combustione avviene in carenza di ossigeno e vengono trascinate dai gas caldi prodotti dalla combustione stessa. Normalmente sono prodotti in quantità tali da impedire la visibilità ostacolando l’attività dei soccorritori e l’esodo delle persone.


Le particelle solide dei fumi che sono incombusti e ceneri rendono il fumo di colore scuro.

Le particelle liquide, invece, sono costituite essenzialmente da vapor d’acqua che al di sotto dei 100°C condensa dando luogo a fumo di color bianco.



Calore

Il calore è la causa principale della propagazione degli incendi. Realizza l’aumento della temperatura di tutti i materiali e i corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla distruzione.




INCENDIO E PREVENZIONE INCENDI


INCENDIO E PREVENZIONE INCENDI

1.1.2.3I parametri fisici della combustione

La combustione è caratterizzata da numerosi parametri fisici e chimici, i principali dei quali sono i seguenti:

temperatura di accensione
temperatura teorica di combustione
aria teorica di combustione
potere calorifico
temperatura di infiammabilità
limiti di infiammabilità e di esplodibilità


Temperatura di accensione o di autoaccensione (°C)

É la minima temperatura alla quale la miscela combustibile -comburente inizia a bruciare spontaneamente in modo continuo senza ulteriore apporto di calore o di energia dall’esterno.

SOSTANZE

Temperatura di accensione (°C)


valori indicativi

acetone 540


benzina 250


gasolio 220


idrogeno 560


alcool metilico 455


carta 230


legno 220-250


gomma sintetica 300


metano 537


Temperatura teorica di combustione (°C)

É il più elevato valore di temperatura che è possibile raggiungere nei prodotti di combustione di una sostanza

SOSTANZE

Temperatura di combustione


(°C teorici)

idrogeno 2205


metano 2050


petrolio 1800


propano 2230





Aria teorica di combustione (mc)

É la quantità di aria necessaria per raggiungere la combustione completa di tutti i materiali combustibili

SOSTANZE

Aria teorica di combustione


(Nmc/Kg)

legno 5


carbone 8


benzina 12


alcool etilico 7,5


polietilene 12,2
propano 13


idrogeno 28,5




Potere calorifico (MJ/Kg o MJ/mc)

É la quantità di calore prodotta dalla combustione completa dell’unità di massa o di volume di una determinata sostanza combustibile; si definisce potere calorifico superiore la quantità di calore sviluppata dalla combustione considerando anche il calore di condensazione del vapore d’acqua prodotto, si definisce invece potere calorifico inferiore quando il calore di condensazione del vapor d’acqua non è considerato; in genere nella prevenzione incendi viene considerato sempre il potere calorifico inferiore.



SOSTANZE

Potere calorifico inferiore


(MJ/Kg)

legno 17


carbone 30-34


benzina 42


alcool etilico 25


polietilene 35 - 45


propano 46


idrogeno 120





Temperatura di infiammabilità (°C)

É la temperatura minima alla quale i liquidi combustibili emettono vapori in quantità tali da incendiarsi in caso di innesco

SOSTANZE

Temperatura di infiammabilità


(°C)

gasolio 65


acetone -18


benzina -20


alcool metilico 11


alcool etilico 13


toluolo 4


olio lubrificante 149




Limiti di infiammabilità (% in volume)

Tali limiti individuano il campo di infiammabilità all’interno del quale si ha, in caso d’innesco, l’accensione e la propagazione della fiamma nella miscela.

Sono:

limite inferiore di infiammabilità:

la più bassa concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto della quale non si ha accensione in presenza di innesco per carenza di combustibile;
limite superiore di infiammabilità:

la più alta concentrazione in volume di vapore della miscela al di sopra della quale non si ha accensione in presenza di innesco per eccesso di combustibile limite superiore di infiammabilità.


SOSTANZE
Campo di infiammabilità ( % in volume)



limite inferiore limite superiore
acetone 2,5 13


ammoniaca 15 18



benzina 1 6,5


gasolio 0,6 6,5


idrogeno 4 75,6



metano 5 15





Limiti di esplodibilità (% in volume)

Sono la più bassa concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto della quale non si ha esplosione in presenza di innesco (limite inferiore di esplodibilità) e la più alta concentrazione in volume di vapore della miscela al di sopra della quale non si ha esplosione in presenza di innesco (limite superiore di esplodibilità).

1.1.2.4Combustione delle sostanze solide, liquide e gassose


La combustione delle sostanze solide è caratterizzata dai seguenti parametri:

pezzatura e forma del materiale;


dal grado di porosità del materiale;


dagli elementi che compongono la sostanza;


dal contenuto di umidità del materiale;


condizioni di ventilazione.


Inoltre il processo di combustione delle sostanze solide porta alla formazione di braci che sono costituite dai prodotti della combustione dei residui carboniosi della combustione stessa.


La combustione dei liquidi infiammabili

Tutti i liquidi sono in equilibrio con i propri vapori che si sviluppano in misura differente a seconda delle condizioni di pressione e temperatura sulla superficie di separazione tra pelo libero del liquido e mezzo che lo sovrasta.


Nei liquidi infiammabili la combustione avviene proprio quando, in corrispondenza della suddetta superficie i vapori dei liquidi, miscelandosi con l’ossigeno dell’aria in concentrazioni comprese nel campo di infiammabilità, sono opportunamente innescati.


Pertanto per bruciare in presenza di innesco un liquido infiammabile deve passare dallo stato liquido allo stato di vapore.

L’indice della maggiore o minore combustibilità di un liquido è fornito dalla temperatura di infiammabilità. In base alla temperatura di infiammabilità i liquidi infiammabili sono classificati come segue:


Categoria A liquidi aventi punto di infiammabilità Categoria B liquidi aventi punto d’infiammabilità Categoria C liquidi aventi punto d’infiammabilità



inferiore a
21 °C
compreso tra
21°C e 65°C
compreso tra
65°C e 125°C


SOSTANZE

Temperatura di infiammabilità
Categoria


(°C)


gasolio 65 C
acetone -18 A
benzina -20A
alcool metilico 11 A
alcool etilico 13 A
toluolo 4 A
olio lubrificante 149 C






I gas infiammabili


Nelle applicazioni civili ed industriali i gas, compresi quelli infiammabili, sono generalmente contenuti in recipienti atti ad impedirne la dispersione incontrollata nell’ambiente.


I gas in funzione delle loro caratteristiche fisiche possono essere classificati come segue:


GAS LEGGERO

Gas avente densità rispetto all’aria inferiore a 0,8 (idrogeno, metano, etc.)

Un gas leggero quando liberato dal proprio contenitore tende a stratificare verso l’alto.

GAS PESANTE

Gas avente densità rispetto all’aria superiore a 0,8 (GPL, acetilene, etc.)

Un gas pesante quando liberato dal proprio contenitore tende a stratificare ed a permanere nella parte bassa dell’ambiente ovvero a penetrare in cunicoli o aperture praticate a livello del piano di calpestio.



In funzione delle loro modalità di conservazione possono essere classificati come segue:


GAS COMPRESSO

Gas che vengono conservati allo stato gassoso ad una pressione superiore a quella atmosferica in appositi recipienti detti bombole o trasportati attraverso tubazioni. La pressione di compressione può variare da poche centinaia millimetri di colonna d’acqua (rete di distribuzione gas metano per utenze civili) a qualche centinaio di atmosfere (bombole di gas metano e di aria compressa)


GAS

Pressione di stoccaggio (bar)


valori indicativi

metano 300


idrogeno 250


gas nobili 250


ossigeno 250


aria 250


CO (gas) 20






GAS LIQUEFATTO

Gas che per le sue caratteristiche chimico-fisiche può essere liquefatto a temperatura ambiente mediante compressione (butano, propano, ammoniaca, cloro).



Il vantaggio della conservazione di gas allo stato liquido consiste nella possibilità di detenere grossi quantitativi di prodotto in spazi contenuti, in quanto un litro di gas liquefatto può sviluppare nel passaggio di fase fino a 800 litri di gas.


I contenitori di gas liquefatto debbono garantire una parte del loro volume geometrico sempre libera dal liquido per consentire allo stesso l’equilibrio con la propria fase vapore; pertanto è prescritto un limite massimo di riempimento dei contenitori detto grado di riempimento.


GAS
Grado di riempimento (kg/dm)
LIQUEFATTO

ammoniaca 0,53
cloro 1,25
butano0,51
propano0,42
GPL miscela 0 ,43-0,47
CO 0 ,75




GAS REFRIGERATI

Gas che possono essere conservati in fase liquida mediante refrigerazione alla temperatura di equilibrio liquido-vapore con livelli di pressione estremamente modesti, assimilabili alla pressione atmosferica.


GAS DISCIOLTI

Gas che sono conservati in fase gassosa disciolti entro un liquido ad una determinata pressione (ad es.: acetilene disciolto in acetone, anidride carbonica disciolta in acqua gassata - acqua minerale)

Le principali cause di incendio in relazione allo specifico ambiente di lavoro

Rilevazioni statistiche (*) ricavate da un campione ci forniscono i seguenti dati sugli incendi verificatisi nelle attività industriali:


Periodo

Incendi

Danni (miliardi)

320 Anno 1992 1272



2325 Decennio1983-1992 13470




(*)
Fonte Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici




Cause e Pericoli di Incendio più comuni


deposito o manipolazione non idonea di sostanze infiammabili o combustibili;


accumulo di rifiuti , carta o altro materiale combustibile che può essere facilmente incendiato (accidentalmente o deliberatamente);
Negligenza nell'uso di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore;


inadeguata pulizia delle aree di lavoro e scarsa manutenzione delle apparecchiature;


impianti elettrici o utilizzatori difettosi, sovraccaricati e non adeguatamente protetti ;


riparazioni o modifiche di impianti elettrici effettuate da persone non qualificate ;


apparecchiature elettriche lasciate sotto tensione anche quando inutilizzate ;


utilizzo non corretto di impianti di riscaldamento portatili ;


ostruire la ventilazione di apparecchi di riscaldamento, macchinari, apparecchiature elettriche e di ufficio;
fumare in aree ove è proibito, o non usare il posacenere;


negligenze di appaltatori o di addetti alla manutenzione;


etc. ;

































1.1.4 Sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendio


Come già accennato, l’estinzione dell’incendio si ottiene per raffreddamento, sottrazione del combustibile e soffocamento. Tali azioni possono essere ottenute singolarmente o contemporaneamente mediante l’uso delle sostanze estinguenti, che vanno scelte in funzione della natura del combustibile e delle dimensioni del fuoco.

È di fondamentale importanza conoscere le proprietà e le modalità d’uso delle principali sostanze estinguenti:
• acqua
• schiuma
• polveri
• idrocarburi alogenati (HALON)
• gas inerti

• agenti estinguenti alternativi all’halon


ACQUA

L’acqua è la sostanza estinguente per antonomasia conseguentemente alla facilità con cui può
essere reperita a basso costo. La sua azione estinguente si esplica con le seguenti modalità:
• abbassamento della temperatura del combustibile per assorbimento del calore;
• azione di soffocamento per sostituzione dell’ossigeno con il vapore acqueo;
• diluizione di sostanze infiammabili solubili in acqua fino a renderle non più tali;
• imbevimento dei combustibili solidi.

L’uso dell’acqua quale agente estinguente è consigliato per incendi di combustibili solidi, con
esclusione delle sostanze incompatibili quali sodio e potassio che a contatto con l’acqua liberano
idrogeno, e carburi che invece liberano acetilene.
L’acqua risultando un buon conduttore di energia elettrica non è impiegabile su impianti e
apparecchiature in tensione.


SCHIUMA

La schiuma è un agente estinguente costituito da una soluzione in acqua di un liquido schiumogeno.
L’azione estinguente delle schiume avviene per separazione del combustibile dal comburente e per
raffreddamento. Esse sono impiegate normalmente per incendi di liquidi infiammabili, e non
possono essere utilizzate su parti in tensione in quanto contengono acqua.
In base al rapporto tra il volume della schiuma prodotta e la soluzione acqua-schiumogeno
d’origine, le schiume si distinguono in:
• alta espansione 1:500 - 1:1000

• media espansione 1:30 - 1:200
• bassa espansione 1:6 - 1:12
Sono disponibili diversi tipi di liquidi schiumogeni che vanno impiegati in relazione al tipo di
combustibile:

liquidi schiumogeni fluoro-proteinici
Sono formati da una base proteinica addizionata con composti fluorurati. Essi sono adatti alla
formazione di schiume a bassa espansione, hanno un effetto rapido ed molto efficace su incendi di
prodotti petroliferi.

liquidi schiumogeni sintetici
Sono formati da miscele di tensioattivi. Essi sono adatti alla formazione di tutti i tipi di schiume e
garantiscono una lunga conservabilità nel tempo, sono molto efficaci per azione di soffocamento su
grandi superfici e volumi.

liquidi schiumogeni fluoro-sintetici (AFFF - Acqueous Film Forming Foam)
Sono formati da composti fluorurati. Essi sono adatti alla formazione di schiume a bassa e media
espansione che hanno la caratteristica di scorrere rapidamente sulla superficie del liquido
incendiato. L’impiego degli schiumogeni AFFF realizza una più efficace azione estinguente in
quanto consente lo spegnimento in tempi più rapidi con una minore portata di soluzione
schiumogena per metro quadrato di superficie incendiata.

liquidi schiumogeni per alcoli
Sono formati da una base proteinica additivata con metalli organici. Essi sono adatti alla
formazione di schiume a bassa espansione e sono molto efficaci su incendi di alcoli, esteri, chetoni,
eteri, aldeidi, acidi, fenoli, etc.



POLVERI

Le polveri sono costituite da particelle solide finissime a base di bicarbonato di sodio, potassio,
fosfati e sali organici. L’azione estinguente delle polveri è prodotta dalla decomposizione delle
stesse per effetto delle alte temperature raggiunte nell’incendio, che dà luogo ad effetti chimici sulla
fiamma con azione anticatalitica ed alla produzione di anidride carbonica e vapore d’acqua.
I prodotti della decomposizione delle polveri pertanto separano il combustibile dal comburente,
raffreddano il combustibile incendiato e inibiscono il processo della combustione.
Le polveri sono adatte per fuochi di classe A, B e C, mentre per incendi di classe D devono essere
utilizzate polveri speciali.


GAS INERTI

I gas inerti utilizzati per la difesa dagli incendi di ambienti chiusi sono generalmente l’anidride carbonica e in minor misura l’azoto. La loro presenza nell’aria riduce la concentrazione del comburente fino ad impedire la combustione.

L’anidride carbonica non risulta tossica per l’uomo, è un gas più pesante dell’aria perfettamente
dielettrico, normalmente conservato come gas liquefatto sotto pressione. Essa produce
differentemente dall’azoto anche un’azione estinguente per raffreddamento dovuta all’assorbimento
di calore generato dal passaggio dalla fase liquida alla fase gassosa.

Nella seguente tabella sono riportate le percentuali in volume di anidride carbonica e di azoto
necessarie per inertizzare l’atmosfera in modo tale da renderla incapace di alimentare la
combustione di alcune sostanze infiammabili:

IDROCARBURI ALOGENATI

Gli idrocarburi alogenati, detti anche HALON (HALogenated - hydrocarbON), sono formati da idrocarburi saturi in cui gli atomi di idorgeno sono stati parzialmente o totalmente sostituiti con atomi di cromo, bromo o fluoro. L’azione estinguente degli HALON avviene attraverso l’interruzione chimica della reazione di combustione. Questa proprietà di natura chimica viene definita catalisi negativa.

Gli HALON sono efficaci su incendi che si verificano in ambienti chiusi scarsamente ventilati e producono un’azione estinguente che non danneggia i materiali con cui vengono a contatto.
Tuttavia, alcuni HALON per effetto delle alte temperature dell’incendio si decompongono producendo gas tossici per l’uomo a basse concentrazioni, facilmente raggingibili in ambienti chiusi e poco ventilati. Inoltre il loro utilizzo è stato recentemente limitato da disposizioni legislative emanate per la protezione della fascia di ozono stratosferico.

AGENTI ESTINGUENTI ALTERNATIVI ALL’HALON

Gli agenti sostitutivi degli halon generalmente combinano al vantaggio della salvaguardia ambientale lo svantaggio di una minore capacità estinguente rispetto agli halon.
Esistono sul mercato prodotti inertizzanti e prodotti che agiscono per azione anticatalitica.

Agenti sostitutivi degli halons che sono trattati nello standard NFPA 2001 (edizione 1994):


1.1.5 I rischi alle persone e all’ambiente



1.1.5.1 Dinamica dell’incendio.


Nell’evoluzione dell’incendio si possono individuare quattro fasi caratteristiche:

• Fase di ignizione
• Fase di propagazione
• Incendio generalizzato (flash over)
• Estinzione e raffreddamento

Fase di ignizione che dipende dai seguenti fattori:

• infiammabilità del combustibile;
• possibilità di propagazione della fiamma;
• grado di partecipazione al fuoco del combustibile;
• geometria e volume degli ambienti;
• possibilità di dissipazione del calore nel combustibile;
• ventilazione dell’ambiente;
• caratteristiche superficiali del combustibile;
• distribuzione nel volume del combustibile, punti di contatto


Fase di propagazione caratterizzata da:

• produzione dei gas tossici e corrosivi;
• riduzione di visibilità a causa dei fumi di combustione;
• aumento della partecipazione alla combustione dei combustibili solidi e liquidi;
• aumento rapido delle temperature;
• aumento dell’energia di irraggiamento.


Incendio generalizzato (flash-over) caratterizzato da:

• brusco incremento della temperatura;
• crescita esponenziale della velocità di combustione;
• forte aumento di emissioni di gas e di particelle incandescenti, che si espandono e vengono
trasportate in senso orizzontale, e soprattutto in senso ascensionale; si formano zone di
turbolenze visibili;
• i combustibili vicini al focolaio si autoaccendono, quelli più lontani si riscaldano e raggiungono
la loro temperatura di combustione con produzione di gas di distillazione infiammabili;


Estinzione e raffreddamento

Quando l’incendio ha terminato di interessare tutto il materiale combustibile ha inizio la fase di
decremento delle temperature all’interno del locale a causa del progressivo diminuzione
dell’apporto termico residuo e della dissipazione di calore attraverso i fumi e di fenomeni di
conduzione termica.

1.1.5.2 Effetti dell’incendio sull’uomo.



I principali effetti dell’incendio sull’uomo sono:
• ANOSSIA (a causa della riduzione del tasso di ossigeno nell’aria)
• AZIONE TOSSICA DEI FUMI
• RIDUZIONE DELLA VISIBILITÀ
• AZIONE TERMICA

Essi sono determinati dai prodotti della combustione:
• GAS DI COMBUSTIONE
• FIAMMA
• CALORE
• FUMO



GAS DI COMBUSTIONE

• ossido di carbonio (CO)
• anidride carbonica (CO 2 )
• idrogeno solforato (H 2 S)
• anidride solforosa (SO 2 )
• ammoniaca (NH 3 )
• acido cianidrico (HCN)
• acido cloridrico (HCl)
• perossido d’azoto (NO 2 )
• aldeide acrilica (CH 2 CHCHO)
• fosgene (COCl 2 )



OSSIDO DI CARBONIO

L’ossido di carbonio si sviluppa in incendi covanti in ambienti chiusi ed in carenza di ossigeno.

caratteristiche
• incolore
• inodore
• non irritante

negli incendi risulta il più pericoloso tra i tossici del sangue sia per l’elevato livello di tossicità, sia per i notevoli quantitativi generalmente sviluppati.

Meccanismo d’azione
Il monossido di carbonio viene assorbito per via polmonare; attraverso la parete alveolare passa nel
sangue per combinazione con l’emoglobina dei globuli rossi formando la carbossi-emoglobina.
Con tale azione si bloccano i legami che la stessa ha con l’ossigeno che in condizioni normali
forma l’ossiemoglobina.
La presenza di ossido di carbonio nell’aria determina un legame preferenziale tra questo e l’emoglobina, in quanto l’affinità di legame che intercorre tra l’ossido di carbonio e l’emoglobina è di circa 220 volte superiore a quella tra l’emoglobina e l’ossigeno.

Sintomatologia:
cefalea, nausea, vomito, palpitazioni, astenia, tremori muscolari

Se si sommano gli effetti dell’ossido di carbonio sull’organismo umano con quelli conseguenti ad una situazione di stress, di panico e di condizioni termiche avverse, i massimi tempi di esposizione sopportabili dall’uomo in un incendio reale sono quelli indicati nella seguente tabella:



ANIDRIDE CARBONICA


L’anidride carbonica è un gas asfissiante in quanto, pur non producendo effetti tossici
sull’organismo umano, si sostituisce all’ossigeno dell’aria. Quando ne determina una diminuzione a valori inferiori al 17% in volume, produce asfissia.
Inoltre è un gas che accelera e stimola il ritmo respiratorio; con una percentuale del 2% di CO 2 in aria la velocità e la profondità del respiro aumentano del 50% rispetto alle normali condizioni. Con una percentuale di CO 2 al 3% l’aumento è del 100%, cioè raddoppia.

ACIDO CIANIDRICO

L’acido cianidrico si sviluppa in modesta quantità in incendi ordinari attraverso combustioni incomplete (carenza di ossigeno) di lana, seta, resine acriliche, uretaniche e poliammidiche.
Possiede un odore caratteristico di mandorle amare.

Meccanismo d’azione

L’acido cianidrico è un aggressivo chimico che interrompe la catena respiratoria a livello cellulare
generando grave sofferenza funzionale nei tessuti ad alto fabbisogno di ossigeno, quali il cuore e il
sistema nervoso centrale

Vie di penetrazione
• inalatoria
• cutanea
• digerente

I cianuri dell’acido cianidrico a contatto con l’acidità gastrica presente nello stomaco vengono
idrolizzati bloccando la respirazione cellulare con la conseguente morte della cellula per anossia.

Sintomatologia
iperpnea (fame d’aria), aumento degli atti respiratori, colore della cute rosso, cefalea,
ipersalivazione, bradicardia, ipertensione.



FOSGENE

Il fosgene è un gas tossico che si sviluppa durante le combustioni di materiali che contengono il
cloro, come per esempio alcune materie plastiche.
Esso diventa particolarmente pericoloso in ambienti chiusi.

Meccanismo d’azione
Il fosgene a contatto con l’acqua o con l’umidità si scinde in anidride carbonica e acido cloridrico
che è estremamente pericoloso in quanto intensamente caustico e capace di raggiungere le vie
respiratorie.

Sintomatologia
• irritazione (occhi, naso, e gola)
• lacrimazione
• secchezza della bocca
• costrizione toracica
• vomito
• mal di testa

EFFETTI DEL CALORE


Il calore è dannoso per l’uomo potendo causare la disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco
della respirazione e scottature. Una temperatura dell’aria di circa 150 °C è da ritenere la massima
sopportabile sulla pelle per brevissimo tempo, a condizione che l’aria sia sufficientemente secca.
Tale valore si abbassa se l’aria è umida.
Purtroppo negli incendi sono presenti notevoli quantità di vapore acqueo. Una temperatura di circa
60°C è da ritenere la massima respirabile per breve tempo.



L’irraggiamento genera ustioni sull’organismo umano che possono essere classificate a seconda
della loro profondità in:

ustioni di I grado
superficiali
facilmente guaribili

ustioni di II grado
formazione di bolle e vescicole
consultazione struttura sanitaria

ustioni di III grado
profonde
urgente ospedalizzazione



Effetti dell’irraggiamento secondo il metodo di Eisemberg

ENERGIA EFFETTI SULL’UOMO
(KW/mq)

40 1% di probabilità di sopravvivenza
26 innesco incendi di materiale infiammabile
19 50% di probabilità di sopravvivenza
5.0 danni per operatori con indumenti di protezione esposti per lungo tempo
2.0 scottature di 2° grado
1.8 scottature di 1° grado
1.4 limite di sicurezza per persone vestite esposte per lungo tempo


Effetti dell’incendio sui materiali da costruzione



DANNI CHE SI POSSONO VERIFICARE

VALORI DI IRRAGGIAMENTO
(kW/mq)
Strutture in calcestruzzo 60
Strutture in acciaio 40
Ignizione del legno entro un minuto 33
Danneggiamento di serbatoi metallici 12,6
Danneggiamento cavi elettrici 11,7

Fonte: Software SIGEM-SIMMA Ministero dell’Interno - C.N.VV.F.




Esplosione


L’esplosione è il risultato di una rapida espansione di gas dovuta ad una reazione chimica di combustione.
Gli effetti della esplosione sono: produzione di calore, una onda d’urto ed un picco di pressione.
Quando la reazione di combustione si propaga alla miscela infiammabile non ancora bruciata con una velocità’ minore di quella del suono la esplosione è chiamata DEFLAGRAZIONE.
Quando la reazione procede nella miscela non ancora bruciata con velocità superiore a quella del
suono la esplosione è detta DETONAZIONE.
Gli effetti distruttivi delle detonazioni sono maggiori rispetto a quelli delle deflagrazioni .

Una esplosione può aver luogo quando gas, vapori o polveri infiammabili, entro il loro campo di esplosività, vengono innescati da una fonte di innesco avente sufficiente energia.
In particolare in un ambiente chiuso saturo di gas, vapori o polveri l’aumento della temperatura dovuto al processo di combustione sviluppa un aumento di pressione che può arrivare fino ad 8 volte la pressione iniziale.

Il modo migliore di proteggersi dalle esplosioni sta nel prevenire la formazione di miscele infiammabili nel luogo ove si lavora, in quanto è estremamente difficoltoso disporre di misure che fronteggiano gli effetti delle esplosioni come è invece possibile fare con gli incendi.

1.2 Prevenzione Incendi



1.2.1 Premessa

Dopo aver esaminato il fenomeno incendio attraverso l'analisi delle caratteristiche chimico-fisiche
delle sostanze combustibili con particolare riferimento alle cause che determinano il fenomeno e
degli effetti che esso provoca sull'uomo ed, in generale, sull'ecosistema soffermeremo la nostra
attenzione sui mezzi e sistemi per ridurre il rischio di Incendio.

La sicurezza antincendio è orientata alla salvaguardia dell’incolumità delle persone ed alla tutela
dei beni e dell’ambiente, mediante il conseguimento dei seguenti obiettivi primari:

1. La riduzione al minimo delle occasioni di incendio.
2. La stabilità delle strutture portanti per un tempo utile ad assicurare il soccorso agli occupanti.
3. La limitata produzione di fuoco e fumi all'interno delle opere e la limitata propagazione del fuoco
alle opere vicine.
4. La possibilità che gli occupanti lascino l'opera indenni o che gli stessi siano soccorsi in altro
modo.
5. La possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza.

Il rischio di ogni evento incidentale (l'incendio nel nostro caso) risulta definito da due fattori:

1. La frequenza, cioè la probabilità che l'evento si verifichi in un determinato intervallo di tempo.
2. La magnitudo, cioè l'entità delle possibili perdite e dei danni conseguenti al verificarsi
dell'evento.

da cui ne deriva la definizione di

Rischio = Frequenza x Magnitudo.

Dalla formula del rischio (d'incendio) appare evidente che quanto più si riducono la frequenza o la
magnitudo, o entrambe, tanto più si ridurrà il rischio.

L'attuazione di tutte le misure per ridurre il rischio mediante la riduzione della sola frequenza viene
comunemente chiamata "prevenzione", mentre l'attuazione di tutte le misure tese alla riduzione
della sola magnitudo viene, invece, chiamata"protezione".
In particolare le misure di Protezione Antincendio possono essere di tipo ATTIVO o PASSIVO, a
seconda che richiedano o meno un intervento di un operatore o di un impianto per essere attivate .
Ovviamente le azioni Preventive e Protettive non devono essere considerate alternative ma complementari tra loro nel senso che, concorrendo esse al medesimo fine, devono essere intraprese entrambe proprio al fine di ottenere risultati ottimali.
In questa sede interessa in maniera particolare evidenziare anche che gli obiettivi della Prevenzione Incendi devono essere ricercati anche con Misure di ESERCIZIO.
Tali misure, comunque riconducibili in uno schema di azioni Preventive o protettive, sono state in questo contesto separate, proprio allo scopo di farne comprendere la rilevanza ai fini della sicurezza.


Il miglior PROGETTO di sicurezza può essere vanificato da chi lavora nell’ambiente , se non vengono applicate e tenute nella giusta considerazione le MISURE PRECAUZIONALI d’ ESERCIZIO

1.2.2 Le specifiche misure di prevenzione incendi


Le principali misure di prevenzione incendi, finalizzate alla riduzione della probabilità di accadimento di un incendio, possono essere individuate in:

• Realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte. ( Norme CEI )
• Collegamento elettrico a terra di impianti, strutture, serbatoi etc.
• Installazione di impianti parafulmine.
• Dispositivi di sicurezza degli impianti di distribuzione e di utilizzazione delle sostanze
infiammabili.
• Ventilazione dei locali.
• Utilizzazione di materiali incombustibili.
• Adozione di pavimenti ed attrezzi antiscintilla.
• Segnaletica di Sicurezza , riferita in particolare ai rischi presenti nell’ambiente di lavoro.


Realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte

Gli incendi dovuti a cause elettriche ammontano a circa il 30% della totalità di tali sinistri.
Pertanto appare evidente la grande importanza che deve essere data a questa misura di prevenzione
che, mirando alla realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte (Legge 46/90, norme CEI ),
consegue lo scopo di ridurre drasticamente le probabilità d'incendio, evitando che l’impianto
elettrico costituisca causa d’innesco.
Numerosissima è la casistica delle anomalie degli impianti elettrici le quali possono causare
principi d'incendio: corti circuiti, conduttori flessibili danneggiati, contatti lenti, surriscaldamenti
dei cavi o dei motori, guaine discontinue, mancanza di protezioni, sottodimensionamento degli
impianti, apparecchiature di regolazione mal funzionanti ecc.


Collegamento elettrico a terra

La messa a terra di impianti, serbatoi ed altre strutture impedisce che su tali apparecchiature possa verificarsi l'accumulo di cariche elettrostatiche prodottesi per motivi di svariata natura (strofinio, correnti vaganti ecc.).
La mancata dissipazione di tali cariche potrebbe causare il verificarsi di scariche elettriche anche di notevole energia le quali potrebbero costituire innesco di eventuali incendi specie in quegli ambienti in cui esiste la possibilità di formazione di miscele di gas o vapori infiammabili.


Installazione di impianti parafulmine

Le scariche atmosferiche costituiscono anch'esse una delle principali cause d'incendio.
Per tale motivo specialmente in quelle zone dove l'attività ceraunica é particolarmente intensa risulta necessario provvedere a realizzare impianti di protezione da tale fenomeno, impianti che in definitiva consistono nel classico parafulmine o nella "gabbia di Faraday". Entrambi questi tipi di
impianto creano una via preferenziale per la scarica del fulmine a terra evitando che esso possa
colpire gli edifici o le strutture che si vogliono proteggere.
La vigente normativa prevede l’obbligo d’installazione degli impianti di protezione dalle scariche
atmosferiche solo per alcuni attività (scuole, industrie ad alto rischio d’incendio).


Dispositivi di sicurezza degli impianti di distribuzione e degli utilizzatori di sostanze infiammabili

Al fine di prevenire un incendio gli impianti di distribuzione di sostanze infiammabili vengono
dotati di dispositivi di sicurezza di vario genere quali ad esempio: termostati; pressostati;
interruttori di massimo livello, termocoppie per il controllo di bruciatori, dispositivi di allarme,
sistemi di saturazione e sistemi di inertizzazione, etc.
Un esempio dell'applicazione del sistema di saturazione è quello presente nei serbatoi di benzina
installati negli impianti stradali di distribuzione carburanti, nei quali l'aria che entra al momento
dell'erogazione del prodotto viene introdotta dal fondo del serbatoio e fatta gorgogliare attraverso il
liquido così da saturarsi di vapori di benzina.
Il sistema di inertizzazione consiste, invece, nell'introdurre al di sopra del pelo libero del liquido
infiammabile, anziché aria, un gas inerte (ad es. azoto) così da impedire del tutto la formazione di
miscele infiammabili vapori-aria.


Ventilazione dei locali

Vista sotto l'aspetto preventivo, la ventilazione naturale o artificiale di un ambiente dove possono
accumularsi gas o vapori infiammabili evita che in tale ambiente possano verificarsi concentrazioni
al di sopra del limite inferiore del campo d'infiammabilità.
Naturalmente nel dimensionare e posizionare le aperture o gli impianti di ventilazione é necessario
tenere conto sia della quantità che della densità dei gas o vapori infiammabili che possono essere
presenti.


Impiego di strutture e materiali incombustibili

Quanto più é ridotta la quantità di strutture o materiali combustibili presente in un ambiente tanto
minori sono le probabilità che possa verificarsi un incendio.
Pertanto potendo scegliere tra l'uso di diversi materiali dovrà sicuramente essere data la preferenza
a quelli che, pur garantendo analoghi risultati dal punto di vista della funzionalità e del processo
produttivo, presentino caratteristiche di incombustibilitá.



Adozione di pavimenti ed attrezzi antiscintilla

Tali provvedimenti risultano di indispensabile adozione qualora negli ambienti di lavoro venga prevista la presenza di gas, polveri o vapori infiammabili.

1.2.3 Accorgimenti (misure) comportamentali per prevenire gli incendi



l’obiettivo principale dell’adozione di misure precauzionali di esercizio è quello di
permettere, attraverso una corretta gestione, di non aumentare il livello di rischio reso a sua volta
accettabile attraverso misure di prevenzione e di protezione .

Le misure precauzionali di esercizio si realizzano attraverso:
• Analisi delle cause di incendio più comuni
• Informazione e Formazione antincendi
• Controlli degli ambienti di lavoro e delle attrezzature
• Manutenzione ordinaria e straordinaria


Molti incendi possono essere prevenuti richiamando l'attenzione del personale sulle cause e sui
pericoli di incendio più comuni .


Il Personale deve adeguare i propri comportamenti
ponendo particolare attenzione ai punti sotto riportati:

• Deposito ed utilizzo di materiali infiammabili e facilmente combustibili;
• utilizzo di fonti di calore;
• impianti ed apparecchi elettrici;
• fumo;
• rifiuti e scarti combustibili;
• aree non frequentate;
• rischi legati a incendi dolosi;




Deposito ed utilizzo di materiali infiammabili e facilmente combustibili


Dove è possibile occorre che il quantitativo di materiali infiammabili o facilmente combustibili esposti, depositati o utilizzati, sia limitato a quello strettamente
necessario per la normale conduzione dell'attività e tenuto lontano
dalle vie di esodo.
I quantitativi in eccedenza devono essere depositati in appositi
locali od aree destinate unicamente a tale scopo.

Le sostanze infiammabili, quando possibile, dovrebbero essere
sostituite con altre meno pericolose (per esempio adesivi a base
minerale dovrebbero essere sostituiti con altri a base acquosa).

Il personale che manipola sostanze infiammabili o chimiche
pericolose deve essere adeguatamente addestrato sulle circostanze che possono incrementare il rischio di incendio.



Utilizzo di fonti di calore


Le cause più comuni di incendio al riguardo includono:

a) impiego e detenzione delle bombole di gas utilizzate negli
apparecchi di riscaldamento (anche quelle vuote ) ;
b) depositare materiali combustibili sopra o in vicinanza degli
apparecchi di riscaldamento;
c) utilizzo di apparecchi in ambienti non idonei (presenza di
infiammabili, alto carico di incendio etc.)
d) utilizzo di apparecchi in mancanza di adeguata ventilazione
degli ambienti (norme UNI-CIG)


I condotti di aspirazione di cucine, forni, seghe, molatrici, devono
essere tenuti puliti con frequenza adeguata per evitare l'accumulo di grassi o polveri.

Gli ambienti in cui sono previste lavorazioni con fiamme libere dovranno essere accuratamente controllati .
I luoghi dove si effettuano lavori di saldatura o di taglio alla fiamma, devono essere tenuti liberi da materiali combustibili; é necessario tenere presente il rischio legato alle eventuali scintille.

Impianti ed attrezzature elettriche

Il personale deve essere istruito sul corretto uso delle attrezzature e degli impianti elettrici e in modo da essere in grado di riconoscere difetti.
Le prese multiple non devono essere sovraccaricate per evitare surriscaldamenti degli impianti.

Nel caso debba provvedersi ad una alimentazione provvisoria di una apparecchiatura elettrica, il cavo elettrico deve avere la lunghezza strettamente necessaria e posizionato in modo da evitare possibili danneggiamenti.
Le riparazioni elettriche devono essere effettuate da personale competente e qualificato.
Tutti gli apparecchi di illuminazione producono calore e possono essere causa di incendio.


Il fumo e l'utilizzo di portacenere

Occorre identificare le aree dove il fumo delle sigarette può costituire pericolo di incendio e disporne il divieto, in quanto la mancanza di disposizioni a riguardo è una delle principali cause di incendi.
Nelle aree ove sarà consentito fumare, occorre mettere a disposizione idonei portacenere che dovranno essere svuotati regolarmente.
I portacenere non debbono essere svuotati in recipienti costituiti da materiali facilmente combustibili, nè il loro contenuto deve essere accumulato con altri rifiuti.
Non deve essere permesso di fumare nei depositi e nelle aree contenenti materiali facilmente combustibili od infiammabili.


Rifiuti e scarti di lavorazione combustibili

I rifiuti non debbono essere depositati, neanche in via temporanea, lungo le vie di esodo (corridoi, scale, disimpegni) o dove possono entrare in contatto con sorgenti di ignizione.
L'accumulo di scarti di lavorazione deve essere evitato ed ogni scarto o rifiuto deve essere rimosso giornalmente e depositato in un’area idonea fuori dell'edificio.


Aree non frequentate

Le aree del luogo di lavoro che normalmente non sono frequentate da personale (cantinati, locali deposito) ed ogni area dove un incendio potrebbe svilupparsi senza preavviso, devono essere tenute libere da materiali combustibili non essenziali.
Precauzioni devono essere adottate per proteggere tali aree contro l'accesso di persone non autorizzate

Misure contro gli incendi dolosi

Scarse misure di sicurezza e mancanza di controlli possono consentire accessi non autorizzati nel
luogo di lavoro, comprese le aree esterne, e ciò può costituire causa di incendi dolosi.
Occorre pertanto prevedere adeguate misure di controllo sugli accessi ed assicurarsi che i materiali
combustibili depositati all'esterno non metta a rischio il luogo di lavoro.

E' quindi evidente come molti incendi possono essere prevenuti richiamando l'attenzione del
personale sulle cause e sui pericoli di incendio più comuni; questo può essere realizzato SOLO
attraverso una idonea Informazione e formazione antincendi.


Informazione e formazione antincendi

E' fondamentale che i lavoratori conoscano come prevenire un incendio e le azioni da attuare a
seguito di un incendio.
E' obbligo del datore di lavoro fornire al personale una adeguata informazione e formazione al
riguardo di :

a) rischi di incendio legati all'attività svolta nell'impresa ed alle specifiche mansioni svolte ;

b) misure di prevenzione e di protezione incendi adottate in azienda con particolare
riferimento a :
• ubicazione dei presidi antincendi ;
• ubicazione delle vie di uscita;
• modalità di apertura delle porte delle uscite;
• l'importanza di tenere chiuse le porte resistenti al fuoco;
• i motivi per cui non devono essere utilizzati gli ascensori per l'evacuazione in caso di
incendio;
• etc.

c) procedure da adottare in caso di incendio ed in particolare:
• azioni da attuare quando si scopre un incendio;
• come azionare un allarme;
• azione da attuare quando si sente un allarme;
• procedure di evacuazione fino al punto di raccolta in luogo sicuro;
• modalità di chiamata dei vigili del fuoco.

d) i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di prevenzione incendi, lotta
antincendi e gestione delle emergenze e pronto soccorso;

e) il nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dell'azienda.


Adeguate informazioni devono essere fornite agli addetti alla manutenzione e agli appaltatori per garantire che essi siano a conoscenza delle misure generali di sicurezza antincendio nel luogo di lavoro, delle azioni da adottare in caso di incendio e le procedure di evacuazione.
L'informazione deve essere basata sulla valutazione dei rischi , essere fornita al lavoratore all'atto dell'assunzione ed essere aggiornata nel caso in cui si verifichi un mutamento della situazione del luogo di lavoro che comporti una variazione dei rischi di incendio.


1.2.4 Controllo degli ambienti di lavoro


Sebbene il personale sia tenuto a conoscere i principi fondamentali di prevenzione incendi, è
opportuno che vengano effettuati, da parte di incaricati regolari verifiche (con cadenza
predeterminata) nei luoghi di lavoro finalizzati ad accertare il mantenimento delle misure di
sicurezza antincendio.
In proposito è opportuno predisporre idonee liste di controllo.
Per tali operazioni, tenendo conto del tipo di attività, potranno essere incaricati singoli lavoratori
oppure lavoratori addetti alla prevenzione incendi.
E' altresì consigliabile che i lavoratori ricevano adeguate istruzioni in merito alle operazioni da
attuare prima che il luogo di lavoro sia abbandonato, al termine dell'orario di lavoro, affinchè lo
stesso sia lasciato in condizioni di sicurezza.

Le operazioni di cui sopra, in via esemplificativa, possono essere quelle riportate nella seguente
tabella.


TABELLA DEI CONTROLLI DI SICUREZZA
DA EFFETTUARE PERIODICAMENTE
(esempio)

• Tutte quelle parti del luogo di lavoro destinate a vie di uscita quali passaggi, corridoi, scale, devono essere controllate periodicamente per assicurare che siano libere da ostruzioni e da pericoli;
• Tutte le porte sulle vie di uscita devono essere regolarmente controllate per assicurare che si aprano facilmente.
• Tutte le porte resistenti al fuoco devono essere regolarmente controllate per assicurarsi che non sussistano danneggiamenti e che chiudano regolarmente.
• le apparecchiature elettriche che non devono restare in servizio vanno messe fuori tensione
• tutte le fiamme libere devono essere spente o lasciate in condizioni di sicurezza
• tutti i rifiuti e gli scarti combustibili devono essere rimossi
• tutti i materiali infiammabili devono essere depositati in luoghi sicuri
• il luogo di lavoro deve essere assicurato contro gli accessi incontrollati
• etc.


I lavoratori devono segnalare agli addetti alla prevenzione incendi ogni situazione di potenziale pericolo di cui vengano a conoscenza.


1.2.5 Verifiche e manutenzione sui presidi antincendio



Manutenzione ordinaria e straordinaria


Occorre
SORVEGLIANZA
ma anche
CONTROLLO PERIODICO
cioè
MANUTENZIONE
(ORDINARIA e STRAORDINARIA)


Devono essere oggetto di regolari verifiche:
• gli impianti per l'estinzione degli Incendi
• gli impianti per la rilevazione e l'allarme in caso di Incendio
• gli impianti elettrici
• gli impianti di distribuzione ed utilizzo Gas
• gli impianti a rischio specifico (montacarichi , centrali termiche , cucine .......)
• etc.........

In particolare, tutti gli impianti e le misure antincendio previste:
• per garantire il sicuro utilizzo delle vie di uscita;
• relative alla illuminazione di sicurezza;
• per l'estinzione degli incendi;
• per la rivelazione e l'allarme in caso di incendio
• devono essere mantenute in efficienza ed essere oggetto di regolari verifiche circa la loro funzionalità.

Il datore di lavoro è responsabile del mantenimento delle condizioni di efficenza delle attrezzature ed impianti in genere, in particolare di quelli di protezione antincendio.
Il datore di lavoro deve programmare, individuare gli addetti ed attuare la sorveglianza, il controllo e la manutenzione in conformità a quanto previsto dalle disposizioni legislative e dai regolamentari vigenti.
Scopo dell’attività di controllo e manutenzione deve essere quello di rilevare e rimuovere qualunque causa, deficienza, danno od impedimento che possa pregiudicare il corretto funzionamento ed uso di apparecchiature o dei presidi antincendio.
L'attività di controllo periodica e la manutenzione deve essere eseguita da personale competente e qualificato.

Gli inconvenienti riscontrati durante l’attività di controllo periodica e la manutenzione ordinaria vanno registrati e comunicati ai responsabili.








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