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Dispensa addetto gestione emergenza 4

Prove finali dei Corsi > Addetti alla gestione dell'emergenza incendio







ESERCITAZIONI PRATICHE

cura di Geom. Vittorio BARILLI - Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Genova


SOMMARIO

ESERCITAZIONI PRATICHE

Principali attrezzature ed impianti di spegnimento

Estintori portatili d'incendio

Tubazioni ed accessori degli impianti idrici antincendio

Attrezzature di protezione individuale (maschere, autorespiratori, tute, ecc.)

MASCHERE ANTIGAS

AUTORESPIRATORI

Uso delle attrezzature di spegnimento e di protezione individuale

Manovre di incendio con estintori e idranti

Manovre con i D.P.I.


La seguente parte, ha lo scopo di conferire all'allievo una sufficiente preparazione pratica di base, conoscenza dei materiali e delle attrezzature, tale da poter affrontare un principio d'incendio. Naturalmente, detta preparazione iniziale dovrà prevedere periodi successivi di addestramento, in modo da acquisire la dovuta indispensabile manualità.






Principali attrezzature ed impianti di spegnimento



Estintori portatili d'incendio



Una delle attrezzature antincendio più diffuse ed utilizzate per intervenire sui principi di incendio sono gli estintori portatili, particolarmente preziosi per la prontezza di impiego e la efficacia.

Nei piccoli incendi ed in caso di primo intervento può essere sufficiente l'utilizzo di uno o al massimo due estintori per domare il fuoco.

Per incendi più gravi l'utilizzo degli estintori può essere utile per impedire o rallentare la propagazione delle fiamme, in attesa dell'utilizzo di mezzi antincendio più potenti che hanno spesso tempi di approntamento più lunghi.

Per ciò che attiene alle caratteristiche degli estintori ed alla loro classificazione si rimanda a quanto già illustrato nel capitolo 2.3.1. del presente documento.

Le regole generali per l'utilizzo degli estintori portatili contro un incendio sono le seguenti:

azionare l'estintore alla giusta distanza dalla fiamma per colpire il focolare con la massima efficacia del getto, compatibilmente con l'intensità del calore emanata dalla fiamma stessa

dirigere il getto dell'agente estinguente alla base della fiamma

agire in progressione iniziando a dirigere il getto sulle fiamme più vicine per poi proseguire verso quelle più distanti
durante l'erogazione muovere leggermente a ventaglio l'estintore

se trattasi di incendio di liquido, operare in modo che il getto non causi proiezione del liquido che brucia al di fuori del recipiente; ciò potrebbe causare la propagazione dell'incendio
operare sempre sopra vento rispetto al focolare

in caso di contemporaneo impiego di due o più estintori gli operatori non devono mai operare da posizione contrapposta ma muoversi preferibilmente verso una unica direzione o operare da posizioni che formino un angolo rispetto al fuoco non superiore a 90° in modo tale da non
proiettare parti calde, fiamme o frammenti del materiale che brucia contro gli altri operatori

evitare di procedere su terreno cosparso di sostanze facilmente combustibili

operare a giusta distanza di sicurezza, esaminando quali potrebbero essere gli sviluppi dell'incendio ed il percorso di propagazione più probabile delle fiamme

indossare i mezzi di protezione individuale prescritti

nell'utilizzo di estintori in locali chiusi assicurarsi ad una corda che consenta il recupero dell'operatore in caso di infortunio
non impiegare ascensori o altri mezzi meccanici per recarsi o scappare dal luogo dell'incendio

procedere verso il focolaio di incendio assumendo una posizione il più bassa possibile per sfuggire all'azione nociva dei fumi
prima di abbandonare il luogo dell'incendio verificare che il focolaio sia effettivamente spento e sia esclusa la possibilità di una riaccensione




abbandonare il luogo dell'incendio, in particolare se al chiuso, non appena possibile

Tubazioni ed accessori degli impianti idrici antincendio



di mandata aventi un diametro da 45 e 70 mm. (loro impiego)



La distesa di un tubo, se non avviene con tubazione avvolta in doppio, può creare una serie di spirali che strozzando il tubo non permettono il passaggio dell'acqua.

Nella distesa delle tubazioni, il raccordo maschio deve essere diretto verso l'incendio.


Questo componente è utile:

per la formazione di un secondo getto;

per il prolungamento della tubazione senza intervenire sull'idrante;


c) per il comodo scarico della colonna d'acqua in una tubazione montante al termine del servizio.





Attrezzature di protezione individuale (maschere, autorespiratori, tute, ecc.)


MASCHERE ANTIGAS



Generalitàà

La protezione degli organi della respirazione in ambienti contaminati da gas o vapori nocivi può essere assicurata mediante l'uso di maschere antigas.

Esse provvedono, a mezzo di filtri di tipo adatto al tossico o gruppo di tossici dai quali occorre difendersi, a depurare l'aria inspirata trattenendo gli agenti nocivi o trasformandoli in sostanze non dannose all'organismo umano.

L'impiego della maschera antigas ha però delle limitazioni che debbono essere assolutamente tenute presenti: si può anzi dire che è più importante sapere quando essa non può essere usata che non quando può essere usata.

Una limitazione essenziale nell'impiego di tale apparecchio è dovuta al fatto che l'aria purificata attraverso il filtro deve essere respirabile, ossia contenere non meno del 17% di ossigeno.

Altro elemento da tenere presente è che la concentrazione dell'agente inquinante non sia superiore al 2% in quanto i filtri non sono idonei, a neutralizzare tale quantità.

É altresì essenziale ricordare che la maschera antigas non è un dispositivo di protezione universale che possa essere usato indiscriminatamente per la difesa da qualsiasi agente inquinante.filtro è infatti specifico per un solo agente (ad es. ossido di carbonio ) o per una classe di agenti (ad es. vapori organici).
Ne consegue che la protezione a filtro è possibile solo quando si conosca esattamente la natura dell'inquinante e si disponga del filtro idoneo.
Per quanto detto, in locali chiusi, di piccole dimensioni, scarsamente o per niente aerati come gallerie, serbatoi, pozzi, cunicoli, ecc. - ove facilmente la concentrazione di ossigeno sarà al di sotto del limite minimo consentito - non è consigliabile l'impiego di apparecchi a filtro.

In questi casi ( come del resto quando non si ha alcuna idea della natura dell'agente inquinante o si teme la formazione di concentrazioni eccezionali) si deve ricorrere all'uso di autorespiratori a ciclo aperto.


La maschera antigas

La maschera antigas è costituita essenzialmente di due parti collegabili fra loro, e cioè:
• la maschera propriamente detta, che copre tutto il viso;
• un filtro, contenente le sostanze atte alla depurazione dell'aria.

Filtri antigas

l filtri antigas servono a trattenere, per azione fisica o chimica, i gas nocivi o vapori nocivi dell'aria
inalata. Essi possono agire per:
a) assorbimento;
b) reazione chimica:
c) catalisi.

• L’azione assorbente dei filtri antigas è normalmente compiuta da materiali che hanno la capacità
di trattenere le sostanze nocive, assorbendole. L'assorbente più comunemente usato è il carbone
attivo, che presenta una porosità elevatissima, ottenuto mediante la carbonizzazione di sostanze
vegetali e la loro successiva attivazione.

• La reazione chimica: nei casi in cui il carbone attivo si dimostra insufficiente, si ricorre
all'impiego di composti chimici in grado di reagire in condizioni dinamiche con il tossico da
filtrare, neutralizzandolo o trasformandolo in prodotti di reazione gassosi non tossici o almeno
tollerabili all'organismo umano. Si tratta di veri e propri prodotti chimici in forma granulare
(alcali, ossidi metallici, ecc.) o di composti chimici supportati da materiali vari come carboni
attivi. pomice e gel di silice o carboni attivi impregnati.

• L’azione catalitica: un particolare sistema di filtrazione è quello attuato a mezzo di
catalizzatori.- Esso viene riservato normalmente ai filtri destinati alla protezione da ossido di
carbonio.


I filtri individuali antigas possono essere raggruppati nei seguenti tre tipi:
- monovalenti, quando proteggono da un solo gas nocivo;
- polivalenti, quando proteggono da più gas nocivi;
- universali, quando proteggono da qualsiasi gas nocivo.

Esistono anche filtri con avvisatore olfattivo che produce un odore caratteristico poco prima
dell'esaurimento del filtro stesso (p.es. filtro AUER CO 64 e DRAEGER CO 112 per la protezione
da ossido di carbonio)

I diversi tipi di filtri, a seconda dei tossici alla cui protezione sono destinati, sono suddivisi in serie
contraddistinte da una lettera (A, B, ecc.) e da una determinata colorazione dell'involucro, per
consentirne la immediata identificazione.

Qualora, oltre alla protezione da gas o vapori, occorra assicurare simultaneamente quella da polveri ed aerosoli in genere, il filtro viene contrassegnato da due lettere, quella relativa al gas o vapore (A,B, ecc..) e una f minuscola (Af,. Bf, ecc.), e la colorazione dell'involucro è attraversata da una fascia o anello bianco.

Bisogna tener presente, però, che non esistendo una unificazione in materia, le predette lettere e colorazioni non sono sempre le stesse per tutte le ditte fornitrici; per la qual cosa è opportuno, al fine di evitare pericolosi errori, individuare il filtro anche dalla scritta figurante sull'involucro ed indicante l'agente o la classe di agenti per cui il filtro stesso è efficace.
I maggiori produttori italiani, comunque, hanno da anni adottato volontariamente le lettere e le colorazioni proposte dalla Norma DIN 3181

Durata dei filtri

La durata dell'efficienza protettiva di un filtro non è illimitata ma cessa dopo un certo tempo d'uso,
al quale non è sempre facile dare un valore preciso in quanto dipende da numerosi fattori, tra cui
assumono notevole importanza la concentrazione del tossico nell'aria, la capacità del filtro ed il
regime respiratorio dell'utente nonché, in via subordinata, le condizioni ambientali (umidità,
pressione, temperatura ecc.).

Risulta pertanto difficile stabilire esattamente a priori la durata di un filtro.

Giova, peraltro, far presente che l'inizio dell'esaurimento del filtro è avvertibile generalmente
attraverso l'olfatto o altri sensi, oltre che per una certa difficoltà di respirazione dovuta alla graduale
saturazione della massa filtrante; infatti parte dei gas o vapori tossici possiede un odore particolare
o produce effetti caratteristici (lacrimazione, tosse, ecc..) percepibili prima ancora che la
concentrazione del tossico possa diventare pericolosa per l'organismo.


Conservazione dei filtri

I filtri vanno conservati in luogo fresco ed asciutto, chiusi come pervenuti dal fornitore.
In tal modo essi mantengono inalterate le caratteristiche di efficienza per il periodo di tempo
indicato dal fabbricante.
I filtri possono subire una notevole o totale diminuzione della loro efficienza se sono stati impiegati
anche una sola volta o se comunque sono stati dissigillati e aperti.

Modalità d'impiego della maschera antigas

Di regola la maschera dovrà essere indossata senza che il filtro sia già avvitato al facciale; ciò
renderà più agevole l’operazione.

Per indossare la maschera e verificare la tenuta, occorre procedere come segue:
• appoggiare la mentoniera al mento;
• indossare il facciale in modo che aderisca perfettamente al viso;
• tendere i tiranti superiori, facendoli passare sopra il capo, e sistemarli sulla nuca;
• agire immediatamente su tutti i cinghiaggi;

• chiudere ermeticamente col palmo della mano la sede di avvitamento per il filtro;
• aspirare profondamente: non si dovrà avvertire nessuna infiltrazione d'aria;


Una volta tolto il filtro dalla borsa-custodia, controllare che il tappo di gomma al fondello ed il
coperchio metallico al bocchello siano impegnati nella loro sede.

Togliere i tappi ed applicare il filtro al bocchettone, avvitando a fondo. Dopo tale operazione l'operatore è pronto per intervenire sul sinistro, tenendo conto delle limitazioni precedentemente illustrate.

4.2.2 AUTORESPIRATORI


Generalità

Gli autorespiratori sono apparecchi di respirazione costituiti da una unità funzionale autonoma,
portata dall'operatore che può quindi muoversi con completa libertà di movimenti.
Essi rappresentano il mezzo protettivo più sicuro in quanto, agli effetti della respirazione, isolano
completamente l'operatore dall'ambiente esterno.

La necessità di impiego di questi mezzi si verifica in diverse circostanze: quando l'ambiente è povero o privo di ossigeno; quando il tasso d'inquinamento atmosferico è eccessivamente elevato; quando non si ha alcuna conoscenza, nemmeno approssimata,
della natura dell'inquinante; in tutti i casi, cioè, dove non è sufficiente o è dubbia l'efficacia dei dispositivi filtranti.



Autorespiratori a ciclo aperto a riserva d'aria

Negli autorespiratori a ciclo aperto l'aria espirata viene dispersa all’esterno attraverso la valvola di scarico della maschera.
Il loro schema di funzionamento è il seguente:
• l’aria proveniente dalla riserva passa attraverso un dispositivo di riduzione di pressione (1°
stadio), che ne riduce la pressione da 150÷200 atm- ad una pressione di 6÷8 atm;
• con tale pressione l'aria raggiunge il dispositivo riduttore del 2° stadio che permette una seconda riduzione ad una pressione respirabile (poco più di 1 atm)
• quando l'operatore inspira, si crea di fatto una pressione negativa (depressione} nella maschera che favorisce l'ingresso dell'aria attivando la valvola di immissione.
• In fase dì espirazione la valvola di immissione si chiude e si aprono quelle di esalazione.

Si precisa che esistono autorespiratori funzionanti a domanda e pertanto l'afflusso d'aria sarà proporzionale alla richiesta; quelli che funzionano in sovrapressione l'aria affluirà in quantità maggiore, creando nel vano maschera una sovrapressione di circa 2,5 mbar che provvede ad una ulteriore protezione da eventuali infiltrazioni di tossico dalla maschera, possibili per una non perfetta aderenza al viso della stessa.
(Gli attuali autorespiratori hanno la possibilità di funzionare a domanda o in sovrapressione, con manovra manuale o automatica).

In entrambi i casi la massima portata di aria è di 300÷400 lt/min.

Autonomia


L'autonomia è proporzionale al volume della riserva d'aria, e quindi alle dimensioni della bombola.
Tenendo conto che per un lavoro medio un operatore addestrato consuma circa 30 litri d'aria al
minuto, conoscendo il volume delle bombole è possibili valutarne l'autonomia dell’apparecchio.

Esempio:

volume bombola = lt. 7
pressione = atm. 200

autonomia = 7 x 200 : 30 ˜ 45 minuti


É utile sapere che quando la pressione all’interno della bombola scende sotto le 50 atm. circa, un sistema d'allarme acustico (fischio) avverte che la bombola è prossima all'esaurimento dell'aria e quindi l'operatore dovrà abbandonare l’intervento.

Se la bombola sarà di dimensioni ridotte, dovendo dare all'operatore un tempo minimo di circa 5 minuti per abbandonare l'intervento, il sistema d'allarme sarà tarato in modo da intervenire prima.


4.3 Uso delle attrezzature di spegnimento e di protezione individuale

4.3.1 Manovre di incendio con estintori e idranti

Il servente che svolge i due tubi in successione, provvede a riavvolgerlí in doppio, aiutato da un secondo servente.

Manovra d'incendio al piano terra con tre serventi (a secco).

Con partenza in prossimità dell'idrante, il primo servente stende il tubo da 70 mm e lo raccorda all'idrante. Resta così in attesa del comando per azionare l'idrante. Il secondo servente si porta in prossimità dell'incendio tenendo in una mano il raccordo maschio da
70 mm. e nell'altra un ripartitore da 70/45 a tre vie d'esodo che verrà raccordato al tubo (tutte le valvole chiuse). Il secondo servente staziona sul ripartitore per azionario.
Il terzo servente, valutato il possibile posizionamento del ripartitore, svolge il primo tubo da 45 mm., lancia il secondo tubo da 45 mm. e dopo averlo raccordato lo stende. Infine raccorda la lancia.
E' importante che lo stendimento avvenga senza che si formino spirali.
Alla richiesta dell'acqua il prima servente apre l'idrante e il secondo servente apre la valvola di alimentazione alla lancia.
Manovra d'incendio ai piani superiori con quattro serventi (a secco).

Stessa tecnica usata precedentemente per la manovra d’incendio al piano terra; in più:
il quarto servente si porta ai piani superiori con la fune a tracolla, la lascia cadere verso terra (svolgimento matasse), e dopo che il terzo servente ha legato la lancia con l'apposito nodo, issa la tubazione al piano e, utilizzando il tratto di fune a disposizione, applica sulla tubazione stessa un rompitratta a sostegno della colonna d'acqua.

Manovra d'incendio al piano terra (con acqua).

Usare la tecnica del tipo di intervento al piano terra chiarito in precedenza, utilizzando l'acqua.

Manovra di avvicinamento per perdite gas da flangia, con incendio.

Dopo aver steso e raccordato due tubi da 45 mm., fra di loro e all'idrante, applicare una lancia che
sia in grado di formare uno schermo di protezione; in dette condizioni avanzare fino al
raggiungimento della valvola di intercettazione gas e chiudere l'erogazione.


Manovra d'incendio con vasca da 1 mq. circa.

Verifica della capacità estinguente con estintori a C0 2 e a polvere (A-B-C).
(A seconda della profondità della vasca, su una base d'acqua di circa 10 cm. , versare un volume di benzina e circa due volumi di gasolio. Prontamente innescare l'incendio e quando lo stesso ha raggiunto una certa inerzia, (circa 1 minuto) iniziare l'opera di spegnimento).

Manovra d’incendio con vasca da 4 mq. circa.

Uso di estintori a polvere per incendi dì classe A-B-C.
(Stessa tecnica come caso precedente. Un secondo servente è pronto ad intervenire nel caso il primo servente non riesca nell'opera di estinzione).

Manovra d'incendio con vasca da 1 mq. circa, con fuoriuscita di benzina da condotta orizzontale su piano inclinato.

Sulla vasca con circa 5 cm. d'acqua, aprire l'erogazione della benzina ed innescare l'incendio. Dopo breve intervallo intervenire con estintore a polvere e ad estinzione avvenuta chiudere la valvola di intercettazione benzina.

N.B. Gli esempi citati dovranno essere utilizzati tenendo conto di quanto esiste nell'azienda in cui è richiesto il nostro servizio di informazione - formazione.

4.3.2 Manovre con i D.P.I.

Questa parte delle esercitazioni consiste nel portare gli allievi ad un livello di conoscenza e confidenza nell’indossamento e nell’impiego dei mezzi di protezione individuale, con particolare riguardo ai mezzi di protezione delle vie respiratorie.

Per le aziende che prevedono l’imipiego di indumenti protettivi anche per l’esposizione della cute è importante un’adeguata istruzione sul loro impiego e sugli effetti fisiologici dell’uso prolungato dell’indumento.







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