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Sindrome da immobilizzazione

Procedure OSS > Bisogno di mobilizzazione

Sindrome da immobilizzazione e possibili complicanze


Il movimento, oltre che permettere all’uomo di interagire con l’ambiente, contribuisce a migliorare la funzionalità dei principali apparati dell’organismo:
l’apparato respiratorio.
L’apparato cardiocircolatorio.

Le persone affette da malattie che comportano una ridotta mobilità e in generale gli anziani costretti a letto sono spesso soggetti a una serie di alterazioni in tutto l’organismo che vengono definite nel loro insieme sindrome da immobilizzazione, inizialmente reversibile, può progredire fino a disfunzioni e danni irreversibili, nell’anziano costituisce un’importante causa di morte.
La SDI o sindrome da allettamento è dunque un insieme di segni e sintomi a carico dei vari organi ed apparati che si manifesta quando una persona è costretta a letto per un lungo periodo di tempo; si manifesta facilmente negli anziani dove anche pochi giorni di letto sono a volte sufficienti per provocarla.
Persone a rischio.
Ricoveri ospedalieri per patologie acute( polmonite, infarto, ictus, scompenso cardiaco, ecc..)
Ricoveri ospedalieri per fratture.
Allettamento per fratture non operabili.
Patologie neurologiche.
Persone anziane al domicilio in situazione di abbandono e trascuratezza.
A tutto questo si deve aggiungere uno stato di salute precario ed un decadimento cognitivo e comunque generale.
Ora vediamo come un prolungato allettamento può portare a danni secondari, che colpiscono diversi organi e apparati:

Apparato respiratorio: Vi è un alterazione della ventilazione perché si riduce l’espansione degli alveoli; possibilità di ristagni di secrezioni che possono portare allo sviluppo di infezioni polmonari.

Apparato cardiocircolatorio
: Riduzione del ritorno venoso al cuore con possibilità di formazione di trombi embolizzabili, il cuore riduce la sua capacità funzionale con inevitabili ripercussioni nel sistema circolatorio e , quindi, su tutti gli altri sistemi.

Apparato locomotore
per quanto riguarda lo scheletro l’osso è un tessuto e per svolgere in modo ottimale le sue funzioni ha bisogno di essere ben irrorato e mantenuto in movimento. L’allettamento, soprattutto nelle persone anziane, favorisce, i processi di decalcificazione, con conseguente dolore e un non trascurabile rischio di fratture patologiche.. Per quanto riguarda i muscoli diventano ipotrofici e vi è una riduzione del tono muscolare.con conseguente difficoltà durante i banali movimenti.

Apparato gastrointestinale
: si ha un rallentamento della motilità intestinale con conseguente facilità alla formazione di fecalomi e riduzione della funzione di assorbimento;

Apparato tegumentario
: una riduzione della circolazione cutanea per eccessiva pressione esercitata dal peso corporeo e conseguente facilitalo sviluppo di lesioni da decubito.


APPROFONDIMENTOSINDROME DA IMMOBILIZZAZIONE

INFORMAZIONI PER DEGENTI, PARENTI ED AMICI

COS’È LA SINDROME DA IMMOBILIZZAZIONE OSINDROME IPOCINETICA O SINDROME DA ALLETTAMENTO?



È una condizione caratterizzata da ridotta o assente autonomia nel movimento, ad insorgenza acuta o cronicamente progressiva.


La sindrome ipocinetica non è una vera malattia, ma è la conseguenza di altre patologie.


NELLE PERSONE ANZIANE LA SINDROME IPOCINETICA È SPESSO LA CONSEGUENZA DI UNA PROLUNGATA IMMOBILIZZAZIONE A LETTO e, se non adeguatamentecontrastata, può portare ad uno stato di disabilità ingravescente fino anche alla morte.


Il riposo a letto è spesso il primo rimedio che l’anziano adotta quando compare uno stato di malattia. Non bisogna dimenticare inoltre che l'invecchiamento fisiologico si accompagna alla riduzione della funzionalità di vari organi importanti per il movimento: la riduzione della forza muscolare, il rallentamento dei riflessi, etc. Esso raramente provoca di per sé immobilità, ma ANCHE PICCOLE RIDUZIONI DELLA RISERVA FUNZIONALE POSSONO RENDERE DIFFICOLTOSE O IMPOSSIBILI DA COMPIERE ATTIVITÀ MOTORIE ANCHE SEMPLICI.







PERCHÉ AVVIENE LA SINDROME DA

IMMOBILIZZAZIONE?


Le principali cause d’immobilizzazione nell'anziano sono:

PATOLOGIE A CARICO DELL'APPARATO MUSCOLO-SCHELETRICO: artriti, osteoartrosi, osteoporosi e fratture.


MALATTIE NEUROLOGICHE: ictus, morbo di Parkinson,demenza, neuropatie periferiche.


MALATTIE CARDIOVASCOLARI: scompenso cardiaco(dispnea da sforzo), angina da sforzo, arteriopatie obliteranti periferiche (claudicatio intermittens).


MALATTIE POLMONARI.


ALTRE CONDIZIONI:


La riduzione della vista (cataratta, retinopatie, ecc.),patologie a carico dei piedi (ulcere, calli), malnutrizione, gravi malattie sistemiche (ad es. neoplasie), effetti collaterali di farmaci (sonnolenza indotta da ansiolitici, rigidità muscolare e bradicinesia da neurolettici), comorbidità.


La depressione, il timore di cadute e la perditadell'abitudine al movimento (ad es. per decondizionamento da riposo prolungato a letto dopo malattie acute) sono condizioni che inducono lapersona anziana a stazionare più a lungo tra poltro na e letto.


I fattori socio-ambientali come la solitudine, l’indigenzae la malnutrizione. La presenza di barriere architettoniche (ad es. gradini) e l'assenza di ausili per il movimento (ad es. bastoni o altri tipi di appoggi mobili, calzature apposite, sponde o corrimani appropriatamente posizionati) possono inoltre ostacolare le prestazioni motorie.


Naturalmente questi fattori interagiscono tra di loro ed è da tale interazione che dipende la velocità con cui s’instaura e progredisce la sindrome da immobilizzazione.

COSA SUCCEDE SE NON SI PREVIENE LA SINDROME DA

IMMOBILIZZAZIONE?

APPARATO LOCOMOTORE:

L’attività fisica è indispensabile per mantenere il normale funzionamento delle ossa, cartilagini e muscoli. L'immobilizzazione prolungata porta a riduzione della massa (ipotrofia) e della forza muscolare (ipostenia), a cui talvolta si associano le contratture muscolari. In assenza delle sollecitazioni meccaniche intermittenti che si producono normalmente durante il carico, le cartilagini vanno incontro ad una progressiva deformazione, sino a bloccarsi e non permettere alcun movimento.Anche le ossa, quando non sopportano il peso del corpo, diventano più fragili (osteoporosi).












APPARATO CARDIOVASCOLARE:

Una delle più temibili complicanze dell'allettamento è la trombosi venosa profonda; essa è una condizione
caratterizzata dalla formazione di trombi, ovvero coaguli di sangue adesi alla parete del vaso, che possono staccarsi, andare in circolo e ostruire una vena o arteria.

Un’altra complicanza riguarda la reistribuzione del flusso sanguigno verso la periferia nel momento in cui si riprende la posizione eretta; questa può


determinare un calo della pressione, capogiri e senso di debolezza al minimo sforzo.



APPARATO RESPIRATORIO:

La posizione distesa (supina) provoca una riduzione dell’espansione dei polmoni e un aumento del ristagno di secrezioni bronchiali. Queste due condizioni facilitano l’insorgere di bronchiti e polmoniti.



APPARATO GASTROENTERICO:

La posizione supina può rendere difficoltosa l’introduzione di cibo e la deglutizione, mentre la mancanza di attività fisica riduce il senso di fame e l’appetibilità del cibo, portando a riduzione dell’apporto di nutrienti. I tempi di transito gastrointestinale sono prolungati e si incorre alla stipsi, sino

alla formazione di fecalomi (feci molto dure e difficili da espellere). La stasi di materiale fecale e le modificazioni della flora batterica locale possono causare inoltre fenomeni fermentativi, con conseguente meteorismo e incontinenza fecale.



APPARATO URINARIO:

Una delle manifestazioni più frequenti della sindro me da immobilizzazione è l’incontinenza urinaria, in quanto la posizione supina rende più difficile il controllo d ei muscoli della vescica.



SISTEMA NERVOSO E PSICHE:

L’immobilizzazione riduce la possibilità di relazione con il mondo esterno: gli stimoli sensoriali diminuiscono, i processi mentali subiscono un rallentamento e così anche la capacità di orientamento. Frequente è la comparsa di una sindrome depressiva, poiché peggiora la qualità delle relazioni interpersonali e il soggetto si percepisce dipendente, passivo, bisognoso di cure e assistenza

APPARATO TEGUMENTARIO:

L'evento più temuto della sindrome da immobilizzazi one è la comparsa di lesioni da decubito (piaghe o ulcere).


Il principale meccanismo patogenetico è la compressione esercitata sui tessuti molli da parte di una superficie rigida (prominenza ossea) e ciò è quanto accade per gli anziani costretti in posizione supina o seduta e che non siano mobilizzati per più di due ore.


Le aree cutanee maggiormente interessate sono quelle che ricoprono il sacro, il grande trocantere, il calcagno, i malleoli, le scapole, il padiglione auricolare, etc. I fattori favorenti sono la frizione, l'umidità della cute, la disidratazione cutanea e la riduzione del tessuto sottocutaneo.



Per tali motivi i fattori di rischio per lo sviluppo delle ulcere da decubito, oltre all'immobilizzazione, comprendono l'incontinenza uro-fecale, la malnutrizione, la disidratazione, l'anemia, i disturbi cognitivi e la riduzione della sensibilità periferica

COME SI PREVIENE LA SINDROME DA

IMMOBILIZZAZIONE?


Ai fini della prevenzione e del recupero della sindrome da immobilizzazione non sono necessari provvedimenti speciali, ma semplici regole di comportamento e di assistenza.


Occorreevitare il prolungato riposo a letto,

incoraggiando invece la precoce mobilizzazione, appena le condizioni lo consentano. Sollecitare dapprima alla postura seduta (allo scopo di ridurre i disturbi dell’equilibrio) e, successivamente, al movimento ed alla ripresa delle consuete attività. IMPORTANTE È STIMOLARE L’AMMALATO A MUOVERSI, ANCHE SE NON PUÒ SCENDERE DAL

LETTO; INCORAGGIARLO A SVOLGERE PICCOLI MOVIMENTI COME PETTINARSI O MANGIARE AIUTA INOLTRE A MANTENERE L’AUTOSTIMA E L’AUTONOMIA NELLE SEMPLICI ATTIVITÀ QUOTIDIANE.
Per una prevenzione efficace dellasindrome ipocinetica è determinante LA MOTIVAZIONEnon solo dell’ammalato, ma anche di chi lo circonda, senza la quale nessun successo potrà essere garantito.


Per prevenire l’incontinenza urinaria è importante accompagnare spesso il malato ai servizi, anche se non avverte lo stimolo. Se il malato non può scendere dal letto, può essere utile stimolarlo e aiutarlo ad utilizzare il pappagallo o la padella.


La stipsi può essere prevenuta assumendo una dieta varia e ricca di frutta, verdure e latticini (ad es. yoghurt).















Molto importante è stimolare a bere almeno un litro e mezzo di acqua o altri liquidi al giorno e aiutare a muoversi almeno un po’ (anche piccoli spostamenti nel letto).


SE LA PERSONA È DIABETICA O SOFFRE DI IPERTENSIONE, INSUFFICIENZA RENALE O MALATTIE CARDIACHE, È FONDAMENTALE CHE LA DIETA E LA
QUANTITÀ DI LIQUIDI DA ASSUMERE NELL’ARCO DELLA GIORNATA SIANO CONCORDATE CON IL MEDICO.


Per
prevenire la comparsa di lesioni da decubito occorre osservare quotidianamente il malato ponendo particolare attenzione a:

Alimentazione e idratazione: controllare che il malato assuma almeno metà del cibo offerto ai pasti ed eventuali spuntini. Stimolarlo a bere

Umidità della cute: ispezionare la cute e cambiare la biancheria qualora sia umida o bagnata.

Mobilizzazione: aiutare la persona a mettersi seduta in poltrona o stimolarla a modificare la propria postura nel letto. Mobilizzarla ogni 2 ore qualora non sia in grado di compiere alcun movimento.

Integrità della cute: verificare la presenza di secchezza della cute e delle mucose, screpolature, arrossamenti. Nell’ambito dell’ispezione della cute, occorre fare particolare attenzione alle prominenze ossee in relazione alle diverse posture assunte dalla persona.

L'indicazione primaria è quella di svolgere quotidianamente un’accurata pulizia cutanea.

Il bagno o la doccia devono essere eseguiti tutti i giorni, evitando l’acqua troppo calda. Utilizzare prodotti idratanti ed emollienti per proteggere la cute, come creme, ossido di zinco all’acqua o all’olio, olio di mandorla e olio vitaminizzato. Non utilizzare profumi e talco, che causano secchezza della pelle, nonché pomate, creme e lozioni oleose, che possono indurre macerazione cutanea. Deve essere effettuata, inoltre, un’accurata igiene dopo ogni minzione ed evacuazione, per prevenire il rischio di infiammazioni e infezioni cutanee ed è indispensabile stimolare l’uso della padella o del pappagallo.
Per l’igiene dei piedi rivolgere particolare attenzione sia al lavaggio sia all’asciugatura degli spazi interdigitali (per evitare macerazioni o micosi). Se i piedi presentano secchezza o disidratazione ricorrere all’uso di sostanze idratanti o oli.














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