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Seconda parte

Nozioni di primo soccorso

Nozioni di primo soccorso (2° parte)

PUNTURE DI ZECCHE

Le zecche sono artropodi appartenenti all'ordine degli Ixodidi, possiedono 4 paia di zampe; tuttavia, appena sgusciate dall'uovo, le larve presentano solo sei zampe. Tutte le zecche sono parassiti, non saltano e non volano, sono ematofaghe, si nutrono cioè del sangue di anfibi, rettili, uccelli o mammiferi per completare il loro sviluppo e ciclo biologico, ma possono resistere per lunghi periodi di tempo a digiuno. La loro attività è massima, nei paesi a clima caldo – temperato, nel periodo maggio –ottobre.
Il corpo delle zecche è ricoperto di una cuticola coriacea capace di una grande distensione e possono raggiungere una grandezza enorme in rapporto ad una zecca digiuna. Il pasto può durare anche alcuni giorni, al termine la zecca si lascia cadere al suolo.
Sono grandi da 2 a 8 millimetri e vivono solitamente nella vegetazione o sotto il fogliame, attendono il passaggio dei loro ospiti: animali e persone.
La puntura della zecca non è di per sé pericoloso per l’uomo, i rischi sanitari dipendono invece dalla possibilità di contrarre infezioni trasmesse da questi animali in qualità di vettori. Le probabilità d'infezione per mezzo della puntura sono generalmente basse se la zecca rimane attaccata per meno di 36-48 ore.
Le zecche pungono la pelle, iniettando una sostanza anestetica che non fa percepire la puntura, infatti non ci si accorge di niente in quanto non è ne dolorosa né causa prurito. La sua presenza viene scoperta solo quando la zecca aumenta di volume e la zona della puntura si gonfia leggermente.

Cosa fare:
Proteggi le mani con un paio di guanti. Le zecche vanno rimosse con una pinzetta a punte angolate afferrandole saldamente il più vicino possibile alla cute, senza schiacciarle, “svitandole” ed effettuando una trazione decisa ma non brusca verso l'alto. Se non riuscite a togliere la zecca per intero e la testa è rimasta attaccata, dovete toglierla con un ago sterile, come se fosse una spina. Una volta estratta brucia la zecca,
Dopo la rimozione va lavata abbondantemente la zona interessata dal morso e poi disinfettata, facendo attenzione ad evitare disinfettanti che colorano la pelle, per non correre il rischio di mascherare eventuali segni di infezione. Ricordati di controllare di aver fatto l’antitetanica.
Lavatevi le mani e lavate con acqua e sapone anche la zona della puntura. Per un periodo di almeno 30 – 40 giorni
si deve controllare tutti i giorni la zona della puntura. Se dovesse comparire un arrossamento che tende ad espandersi dovete recarvi al più presto dal vostro medico o al pronto soccorso riferendo di essere stati punti da una zecca. .
Esistono alcune precauzioni per ridurre significativamente la possibilità di venire a contatto con le zecche, o perlomeno per individuarle rapidamente, prima che possano trasmettere una malattia
• vestirsi opportunamente, con abiti chiari che rendono più facile l'individuazione delle zecche, coprire le estremità, soprattutto inferiori, con calze chiare (meglio stivali) e utilizzare pantaloni lunghi;
• usare, sulle superfici esposte, sostanze repellenti per le zecche e gli insetti. I repellenti a contenuto di dietiltoluamide (per esempio l'Autan) sono efficaci ma vanno applicati almeno ogni due ore.
• il repellente può essere spruzzato anche sui vestiti.
• rimanere sui sentieri piuttosto che inoltrarsi nei boschi evitando di sfiorare la vegetazione che cresce ai bordi. E' più prudente e riduce il rischio di essere punti.
• evitate di sedersi per terra;
• trattare gli animali domestici (cani) con sostanze acaro repellenti prima dell'escursione;
• Terminata l'escursione, effettuare un attento esame visivo e tattile della propria pelle, dei propri indumenti e rimuovere le zecche eventualmente presenti.
Le zecche tendono a localizzarsi preferibilmente sulla testa, sul collo, dietro le ginocchia, sui fianchi;
• spazzolare gli indumenti prima di portarli all'interno delle abitazioni.
Importante:
Le zecche non si attaccano subito alla pelle, prima di infiggere il rostro camminano sulla pelle in cerca di un buon posto : pertanto un controllo frequente abbassa la probabilità di essere morsi.


Cosa non fare:
a)Non togliere le zecche con le mani o schiacciarle con le dita, perché si corre il rischio di infettarsi attraverso piccole lesioni della pelle o schizzi di sangue negli occhi, nella bocca o nel naso.
b) Evitare metodi impropri di estrazione quali: alcool, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio, grassi, acidi vari ecc. né oggetti arroventati, fiammiferi o sigarette, questi metodi infatti inducono un riflesso di rigurgito da parte della zecca, aumentando così il rischio di trasmettere la malattia all’ospite
c) Non cercare di soffocarla togliendole l’ossigeno, mettendoci sopra smalto per unghie, dentifricio, olio, alcol o petrolio, raramente funziona perché la zecca respira solo poche volte in un ora.
d) La somministrazione di antibiotici per uso sistemico nel periodo di osservazione è sconsigliata, perché può mascherare eventuali segni di malattia e rendere più complicata la diagnosi.
e) Evitare l’uso di antibiotici per uso topico.

LESIONE AGLI OCCHI

È sempre bene non trascurare una lesione agli occhi, anche se a prima vista può apparire insignificante. L’occhio infatti è un organo delicato e qualsiasi lesione che lo riguardi va sempre considerata di una certa gravità.
Traumi profondi o di notevole entità possono portare alla lacerazione delle strutture oculari e anche alla frattura della parete ossea e vanno considerati come traumi cranici.
Un agente chimico corrosivo è in grado di ustionare il globo oculare di una persona prima che questi possa avvertire il pericolo e chiudere la palpebra. Anche se la palpebra viene chiusa, la sostanza chimica può penetrare e raggiungere ugualmente il globo oculare. Per curare le ustioni chimiche agli occhi, si procede così:
E’ fondamentale sciacquare immediatamente gli occhi con acqua evitando di far penetrare nuovamente la sostanza nell’occhio colpito o in quello sano e continuare a detergere con acqua a bassa pressione dall’ angolo nasale verso l’esterno. Continuare il lavaggio durante il trasporto e per almeno 20 minuti. Lavare nuovamente se il paziente lamenta ricomparsa di bruciore o irritazione.
Sintomi
•dolore all’occhio traumatizzato
• arrossamento e lacrimazione
• stimolo a strofinare l’occhio
• distorsioni nella visione
• ipersensibilità alla luce
Trattamenti
• non strofinare l’occhio (per non causare una lesione più grave)
• attendere se le lacrime fanno uscire il corpo estraneo in modo spontaneo
• lavare l’occhio con acqua agendo dall’angolo interno (dal naso) verso l’esterno
• se il corpo estraneo non e’ stato rimosso dalla lacrimazione o dall’acqua se l’oggetto e’ sulla palpebra provare ad asportarlo con un fazzoletto pulito se l’oggetto e’ rimasto sull’occhio non rimuoverlo e consultare un medico



LESIONE AL NASO

La maggior parte delle lesioni nasali provoca epistassi (sanguinamento dal naso) e tumefazione, cioè gonfiore del naso, difficilmente fratture.La radiografia è spesso non servono, soprattutto nei bambini piccoli, perchè lo scheletro del naso è fatto di cartilagine (invisibile alle radiografie), e non di osso.
Emorragia proveniente dalle narici del naso, il cui sanguinamento può essere più o meno cospicuo e può avere varie cause. Nei bambini sani è spesso dovuto ad una fragilità congenita dei capillari che irrorano le mucose delle narici. Si innesca, generalmente, un'epistassi in concomitanza di un raffreddore che irrita le mucose: il continuo soffiarsi il naso provoca la rottura del vaso sanguigno e - quindi - il sanguinamento. Un'altra causa, molto frequente, é quella traumatica: un pugno od una pallonata sul naso possono causare la rottura dei capillari, Nell'adulto - oltre a queste cause - si aggiunge frequentemente un problema di ipertensione arteriosa. Un altro fattore predisponente, ma raro nei bambini che non hanno patologie rilevanti di fondo, è una coagulazione con fattori molto bassi: in questi casi, un minimo colpo può provocare un sanguinamento difficile da tamponare.
L'epistassi può essere di due tipi:
anteriore o posteriore. La differenza sta nel fatto che quella anteriore proviene da una "rottura" capillare nelle narici ed è facilmente tamponabile, mentre quella posteriore deriva da dietro i turbinati del naso e la si può tamponare solo in un Pronto Soccorso o dall'otorinolaringoiatra con un'apposita sonda. Se durante l'epistassi - tenendo la testa dritta od in posizione neutra - si ha un sanguinamento dal naso si tratta di epistassi anteriore, se invece il sangue si riversa in gola, si tratta di epistassi posteriore e - in questo caso - è meglio recarsi in un Pronto Soccorso.
Cosa fare:: Stringere completamente entrambe le narici con la mano; Tenere la testa leggermente reclinata in avanti.
Non deglutire il sangue (può provocare vomito);
Applicare acqua fredda o ghiaccio sulla fronte (provoca vasocostrizione); Una volta cessata l'emorragia evitare di soffiare e toccare il naso per qualche ora pazientare con questi accorgimenti di solito nel giro di pochi minuti l'emorragia si ferma.
Recarsi in ospedale se l'emorragia si riversa in gola in modo cospicuo senza dare segni di attenuazione o se - ogni volta che si rilasciano le narici – riprende a sanguinare. In ospedale si provvederà a tamponare con garze grasse o con la sonda nasale a seconda del caso.
Cosa non fare:Non lasciar sanguinare,non reclinare indietro la testa (così non scende dal naso, ma va in gola);
Non applicare il cotone emostatico (il cotone si attacca e secca sulle mucose, per rimuoverlo successivamente bisogna strapparlo e ciò può provocare un nuovo sanguinamento).

TRASPORTO DI UN FERITO

Il trasporto di una persona ferita può arrecare danni imprevedibili, specialmente se la lesione riguarda il capo, il collo e la schiena. Se possibile chiamare i soccorsi e coprire il paziente con coperte o indumenti lasciandolo sul luogo dell’incidente. Non cercare di cambiare posizione all’infortunato finché non sia accertata la natura delle lesioni, a meno che sia assolutamente necessario spostarlo per evitargli danni ulteriori.
Non spostate il ferito fino a quando non sarete a conoscenza delle lesioni riportate, a meno che non dobbiate farlo per evitargli danni ulteriori.
Abbiate comunque il coraggio di spostare il ferito quando
1. prono, è rivolto con la faccia in giù e deve essere rianimato o ha difficoltà respiratorie a causa di acqua o fango;
2. si trova in posizione supina, con la faccia verso l'alto, e la respirazione è impedita dal rilasciamento della lingua o dalla presenza di vomito o di altri materiali organici;
3. in caso di incendio o esplosioni ecc.
Considerate che la posizione di sicurezza è quella laterale.
Se dovete condurlo a riparo, muovetelo nel senso dell' altezza e non lateralmente, mantenendo il capo fermo ed allineato con il corpo.
Fatelo scorrere adeguatamente con sotto una coperta se vi è possibile.
Se deve essere sollevato fatevi aiutare, l'importante è mantenerlo sempre dritto.
Non trasportate ferito grave in un automobile per affrettarvi a giungere nella zona abitata più vicino.
Non trasportatelo, se non sdraiato o semi sdraiato.
Se dovete trasportarlo a tutti i costi magari improvvisate una barella come una porta o un asse dritto e largo, altrimenti potete farne una con coperte e bastoni tramite di giacche abbottonate con le maniche rovesciate all’interno e i bastoni infilati dentro le maniche.
Se dovete salire o scendere delle scale utilizzate una sedia con l’aiuto di qualcun altro.
In generale Quando si contatta il medico o il pronto soccorso informateli della natura dell’incidente e delle ferite, facendovi indicare delle procedure di soccorso prima del loro arrivo.
Nel dubbio non fate nulla, accertandovi però che il ferito non incomba in altri pericoli.

CONVULSIONI

La convulsione è una contrazione violenta e involontaria dei muscoli scheletrici (volontari). Le convulsioni possono essere chiamate anche crisi epilettiche o epilettico – simili.
Esistono vari tipi di convulsione:
-
Convulsione tonica quando è caratterizzata da una prolungata contrattura muscolare in una determinata posizione.

-Convulsione clonica, quando si susseguono rapidamente ed alternativamente fasi di contrattura e di rilasciamento muscolare, con fuoriuscita di schiuma dalla bocca e alterazione del ritmo respiratorio.
-
Convulsioni parziali, che interessano cioè solo una o più parti del corpo.
-
Convulsioni generalizzate estese cioè a tutti i gruppi muscolari.
Convulsione febbrile: è una contrazione involontaria, causata dalla febbre alta. Questo tipo di convulsioni scompare di solito entro i 5-6 anni. Sono colpiti quei bambini particolarmente sensibili a livello di sistema nervoso alla febbre.

Le convulsioni riconoscono un'importante causa nell'irritazione della zona cerebrale deputata alla coordinazione ed esecuzione dei movimenti volontari, conseguente a fatti di compressione della zona stessa, emorragie meningee, tumori accessi cerebrali, encefaliti, lesioni infiammatorie e traumatiche. Altre cause possono essere stati tossici generali e l'isterismo.Nel bambino, tuttavia, crisi convulsive si osservano per ragioni assai meno rilevanti; gravi acetonemie, febbri elevate in caso di malattie infettive possono provocare convulsioni.
Un tipo particolare di convulsione può essere determinato dalla grave ipoglicemia e delle applicazioni terapeutiche dell'elettroshock. La crisi può insorgere bruscamente od essere preceduta da segni premonitori fisici o psichici, può durare da pochi minuti a diverse ore e si risolve in vario modo, seguita da crisi di pianto o da sonno profondo.

SINGHIOZZO

Il singhiozzo è un fenomeno dovuto a contrazioni ripetute e involontarie del muscolo diaframma, il muscolo che si contrae durante l'inspirazione e si distende durante l'espirazione.

Le cause
Spesso il motivo scatenante il singhiozzo non si conosce, ma si è visto che alcune situazioni tipiche della vita quotidiana, lo possono causare facilmente:
1.
dilatazione dello stomaco, determinata dalla rapida o eccessiva ingestione di cibo e liquidi;
2.
bruschi sbalzi di temperatura, come passare dal caldo al freddo oppure bere una bevanda bollente o gelata:
3. eccessiva ingestione di
bevande alcoliche, che può danneggiare la mucosa gastrica (il tessuto di rivestimento dello stomaco) provocandone l'infiammazione e indirettamente irritare il diaframma;
4.
episodi di emotività: quando ci si trova in una condizione di forte disagio, si ingoia una quantità di aria superiore al normale. Ciò provoca come diretta conseguenza l'irritazione del diaframma e quindi la comparsa del singhiozzo.
5.
In tutti questi casi il singhiozzo deve essere considerato un fenomeno del tutto normale, che si risolve in pochi minuti, ricorrendo ai metodi di cura tradizionali elencati di seguito.

Il singhiozzo occasionale, quello che dura pochi minuti, si risolve facilmente con piccoli accorgimenti facilmente attuabili.
Il metodo più usato ed efficace:
trattenere il fiato e restare in apnea per 10-15 secondi. Questa manovra è utile perché induce il diaframma a rilassarsi e deve essere preceduta da una inspirazione profonda.

LA FEBBRE

E' l'innalzamento improvviso della temperatura corporea. La temperatura esterna di un uomo può variare tra i 36 - 37° C, se misurata internamente (per via rettale) è necessario considerare un aumento fisiologico di 0,4 - 0,5°C. La temperatura non è mai fissa, varia nell'arco della giornata (più alta la sera), a seconda dell'esposizione ambientale, dell'attività fisica e delle variazioni di concentrazioni ormonali (soprattutto nelle donne). Un centro termoregolatore alla base del cervello ha il compito di tenere in equilibrio la temperatura corporea tra la produzione di calore dovuta alla metabolizzazione degli alimenti e all'attività fisica e la dispersione dovuta all'evaporazione di acqua con la respirazione e la sudorazione. Il cervello è in grado di controllare tutte queste variabili e compensare ogni variante esterna, ma in alcune occasioni intervengono delle situazioni che agiscono dentro il nostro organismo (agenti patogeni: virus, batteri…) che fanno innalzare la soglia di intervento al centro termoregolatore. In questi casi c'è la comparsa della febbre, che non è una malattia, ma un sintomo, o meglio una difesa del nostro organismo che innalza la temperatura per far "soffrire" i microrganismi che lo hanno attaccato.
La temperatura si può rilevare
internamente o esternamente.
Internamente si rileva con degli appositi termometri a mercurio di piccole dimensioni (detti prismatici) posizionati nel retto (posizione più utilizzata in Italia) o in bocca per 2-3 minuti, nei bambini piccoli è la misurazione preferita.
Esternamente si rileva con i normali termometri a mercurio nell'ascella o nell'inguine per 5-6 minuti. Ci sono in commercio anche dei termometri elettronici abbastanza economici che rilevano la temperatura più o meno nello stesso tempo e nelle stesse sedi, col tempo però perdono precisione. Esiste anche un termometro elettronico con sensori all'infrarosso che rilevano la temperatura anche cutanea o auricolare in pochi secondi; il prezzo è però elevato e l'uso e più che altro ospedaliero. La rilevazione va fatta al paziente a riposo e lontano da pasti e bagni caldi e soltanto quando lamenta un malessere, piange senza un apparente motivo o se vi appare accaldato (appoggiare la mano sulla fronte e sul collo posteriormente). Una volta riscontrata la febbre è buona regola tenerla sotto controllo con rilevazioni a distanza di 2-3 ore.

Cosa fare:
Riposo a letto, divieto assoluto di frequentare comunità (scuole, asili, nidi…).
Scoprire il paziente per evitare che la temperatura aumenti ancor più", coprirlo solo nella fase del brivido in cui soffre il freddo.
Farlo bere abbondantemente (acqua, succhi di frutta, latte se non ha vomito o dissenteria) con piccoli e frequenti sorsi.
Se la temperatura supera i 38 - 38,5° C somministrare del Paracetamolo (Tachipirina, Acetamol…) o altro farmaco antipiretico nelle dosi consigliate dal medico.
Se la temperatura sale sopra i 39° C eseguire delle spugnature umide dal tiepido fino al freddo per abbassarla.
Cosa non fare:
Tenere ultracoperto il bimbo durante le fasi febbrili.
Somministrare antibiotici senza il parere del medico (può essere dannoso e sviluppare delle resistenze).
Allarmarsi se l'antibiotico non fa effetto immediatamente (bisogna aspettare almeno 3-4 giorni di terapia per valutare gli effetti).
Effettuare spugnature gelide.
Sottovalutare temperature molto alte e prolungate, la disidratazione può causare altri grossi problemi.
Somministrare antipiretici ad ogni costo non appena compare una lineetta di febbre.




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